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La difesa della razza
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L'ideologia nazista e il razzismo fascista
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Il razzismo fascista
Regio decreto-legge 15 novembre 1938 - XVII, N. 1779 Integrazione delle norme per la difesa della razza nella scuola italiana
I primi provvedimenti antisemiti emanati dal regime fascista riguardarono la Scuola, da cui furono espulsi i docenti e gli alunni ebrei. Il testo che riportiamo è del 15 novembre, ma il provvedimento di esclusione era già operativo, in base al decreto-legge del 5 settembre 1938 (n. 1390), intitolato Provvedimenti per la difesa della razza e firmato dal ministro Bottai. La completa esclusione dalle scuole degli studenti ebrei data dunque dal settembre 1938 (in un contesto in cui le lezioni iniziavano il 1° ottobre). Il Germania, l’espulsione si ebbe il 15 novembre, dopo la notte dei cristalli. Per un paio di mesi, dunque, in un campo specifico ma importante come quello scolastico, la legislazione fascista fu più radicale e dura di quella nazista.
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I primi provvedimenti antisemiti
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Approfondimenti
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Sassuolo (MO), 1° ottobre 1938. Dichiarazione di appartenenza alla razza ariana, divenuta requisito essenziale per poter frequentare le scuole.
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I primi provvedimenti antisemiti
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Il razzismo fascista
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I primi provvedimenti antisemiti
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L'ideologia nazista e il razzismo fascista
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Il razzismo fascista
La chiesa e gli ebrei, di Roberto Farinacci
Roberto Farinacci (1892-1945) fu un esponente di primo piano dello squadrismo (a Cremona, all’inizio degli anni Venti) e segretario del PNF dal 1924 al 1926. Nel 1938, fu il gerarca fascista che accolse con maggior entusiasmo le leggi razziali e l’alleanza con la Germania nazista. Il 7 novembre 1938, Farinacci tenne a Milano una celebre conferenza, per ribattere le posizioni della Chiesa cattolica, che aveva protestato contro l’impostazione razzista delle leggi antisemite. Farinacci accusò la Chiesa di parteggiare per gli ebrei e di rinnegare, con le sue proteste, una pluri-secolare tradizione di ostilità antiebraica.
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Le leggi razziali
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Approfondimenti
Regio decreto-Legge 17 novembre 1938-XVII, N.1728 Provvedimenti per la difesa della razza italiana
Il RDL n.1728 regolò il tema dei matrimoni, vietando l’unione tra cittadini italiani di razza diversa e indicò gli ambiti da cui gli ebrei erano esclusi. Inoltre – prerequisito indispensabile per ogni processo di discriminazione – fissò i primi criteri di definizione, che permettessero di identificare con precisione i soggetti oggetto dei provvedimenti.
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Le leggi razziali
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Approfondimenti
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Italia, 1938. La Gazzetta Ufficiale pubblica le leggi razziali.
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Le leggi razziali
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Approfondimenti
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Il razzismo fascista
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Le leggi razziali
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L'ideologia nazista e il razzismo fascista
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Il razzismo fascista
Gli ebrei, responsabili della nuova guerra
La seconda guerra mondiale iniziò il 1° settembre 1939, con l’invasione tedesca della Polonia. Nei suoi discorsi, all’opposto, Hitler attribuì agli ebrei la responsabilità del nuovo conflitto. Gli antisemiti più radicali ripresero e svilupparono questa calunnia anche in Italia. Scritto da Giovanni Preziosi (l’editore italiano dei Protocolli dei savi anziani di Sion) l’articolo seguente apparve sulla rivista La vita italiana, il 15 settembre 1939, con il titolo E la guerra ebrea è venuta. Si noti come Preziosi capovolga completamente la realtà storica: l’Inghilterra (e non la Germania) diventa la grande potenza desiderosa di scatenare il conflitto, mentre del ministro degli esteri polacco Beck si ignora del tutto la politica nazionalista e antisemita: anzi, lo si accusa di essere lui stesso un ebreo. Il governo inglese e quello polacco vengono semplicemente e rozzamente descritti come marionette nelle mani del giudaismo internazionale.
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Gli ebrei in Italia negli anni 1939-1943
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Approfondimenti
L'annuncio dell'internamento degli ebrei stranieri
Nella seduta della giunta dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane tenutasi il 30 maggio 1940, il presidente Dante Almansi comunicò le intenzioni del governo fascista di rinchiudere gli ebrei stranieri in uno speciale campo di concentramento, che era in via di allestimento a Ferramonti di Tarsia (in provincia di Cosenza). La collocazione geografica di questo campo – all’estremità meridionale della penisola – permise la salvezza della maggior parte degli internati, che sfuggirono all’occupazione tedesca e furono liberati dagli inglesi il 14 settembre 1943. Almeno 141 ebrei concentrati a Ferramonti, però, erano stati in precedenza trasferiti nell’Italia centro-settentrionale. Arrestati dai nazisti, furono deportati in Germania verso la fine del 1943. Tornarono in 11.
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Gli ebrei in Italia negli anni 1939-1943
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Approfondimenti
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Italia, 1938. Fotografia riportata da Il Resto del Carlino, il 17 dicembre, per dimostrare l’adesione degli italiani alla campagna antisemita del regime.
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Gli ebrei in Italia negli anni 1939-1943
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Approfondimenti
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Il razzismo fascista
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Gli ebrei in Italia negli anni 1939-1943
Gli ebrei in Italia negli anni 1939-1943
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L'ideologia nazista e il razzismo fascista
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Il razzismo fascista
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Viaggio visivo nel Novecento totalitario (a cura del Prof. Francesco Maria Feltri)
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L'ideologia nazista e il razzismo fascista
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Proposte educative online
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Viaggio visivo nel Novecento totalitario (a cura del Prof. Francesco Maria Feltri)
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Viaggio visivo nel Novecento totalitario (a cura del Prof. Francesco Maria Feltri)
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Lo sterminio degli ebrei in URSS e in Polonia
La guerra-lampo
L’ambasciatore francese a Varsavia Léon Nöel si rese subito conto delle novità tattiche introdotte dai tedeschi nella campagna militare del settembre 1939. Su scala ancora maggiore, l’impiego combinato di aviazione e carri armati fu ripetuto dai tedeschi nell’attacco contro la Francia (maggio 1940) e poi nell’aggressione contro l’URSS (giugno 1941). Per cogliere appieno l'importanza storica della Blitzkrieg, tuttavia, si deve andare al di là dell'ottica strettamente militare e strategica; nel 1939, infatti, il Terzo Reich non era assolutamente preparato a sostenere una lunga guerra di logoramento: di qui l'individuazione di una geniale tattica militare, che permettesse di giungere rapidamente alla vittoria e permettesse di abbreviare il più possibile i tempi del conflitto.
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La Polonia tra Hitler e Stalin
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Approfondimenti
Katyn: le prove della responsabilità tedesca
Fino al crollo dell’Unione Sovietica, i dirigenti comunisti hanno sempre cercato di negare le responsabilità russe nel massacro di Katyn e cercato di addossare quel crimine ai tedeschi. Dopo la fine del regime, dagli archivi segreti sovietici emerse finalmente una serie di documenti, che provò senza ombra di dubbio come l’eccidio di circa 4500 ufficiali eliminati a Katyn facesse parte di un progetto più vasto, che provocò la morte di ben 25 000 polacchi (intellettuali, ufficiali, docenti universitari, imprenditori, poliziotti, preti…). Uno dei documenti più interessanti è una lettera scritta da Laurentij Berija (responsabile della polizia politica) il 5 marzo 1940, indirizzata a Stalin. Lo stesso giorno, il Politburo approvò tutte le proposte di Berija, compresa la fucilazione degli ufficiali.
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La Polonia tra Hitler e Stalin
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