La shoah in Ucraina

Babij Jar
Unione Sovietica, 1941. Assassinio di civili in una regione imprecisabile (forse in Lituania). Si noti, sulla destra, la presenza di un gruppo di curiosi che assistono alla scena dell’esecuzione.I tedeschi occuparono Kiev il 19 settembre 1941. Per l’Armata Rossa fu uno dei momenti più critici e difficili: infatti, circa 527 000 soldati sovietici vennero uccisi o catturati. Una decina di giorni più tardi, entrò in azione l’Einzatzgruppe C, che prese come pretesto l’esplosione di alcuni palazzi della capitale ucraina (minati in precedenza dai sovietici in ritirata) per eliminare gli ebrei di Kiev.

Il 28 settembre 1941, un avviso affisso in ogni angolo della città impose agli ebrei di radunarsi il giorno seguente nei pressi del cimitero ebraico, lasciando intendere che essi sarebbero stati trasferiti in altra località. In effetti, il punto di ritrovo era vicino ai binari dello scalo merci della stazione ferroviaria Lukyanova. In realtà, a distanza di circa un chilometro e mezzo, si trovava un burrone, chiamato Babij Jar, letteralmente gola della nonna (babushka), scelto dai nazisti come fossa comune. Assistiti da miliziani ucraini, i tedeschi del Sonderkommando 4a (comandato da Paul Blobel) e dei battaglioni di polizia 45 e 305 obbligavano gli ebrei a entrare a piccoli gruppi da uno stretto varco creato in una barriera di filo spinato e ostacoli anticarro; superata la strettoia a 30-40 la volta, gli ebrei consegnavano il denaro e i preziosi.

Poi, dovevano percorrere un corridoio di soldati, che li incitavano a procedere di corsa fino ad un prato, ove dovevano spogliarsi. Infine, dovevano scendere il pendio del vallone, all’interno del quale erano fucilati. Secondo un rapporto ufficiale datato 2 ottobre 1941, in due giorni (29 e 30 settembre 1941) furono uccisi a Babij Jar  33 771 ebrei.

I romeni di Odessa

La maggior parte dei reparti operativi degli Einsatzgruppen compiva le sue azioni in zone che dipendevano dall’esercito tedesco. Alcuni distaccamenti dei gruppi C e D, impegnati in Ucraina e nella Russia meridionale agivano però nei settori assegnati a ungheresi e rumeni, che dunque si trovarono ad affrontare un problema inatteso.

Mentre gli ungheresi non collaborarono volentieri, i romeni, al contrario, furono disponibili e intraprendenti. Gli eccidi più gravi si verificarono a Odessa, dove viveva la più importante comunità ebraica dell’Unione Sovietica. La città fu conquistata dalla quarta armata rumena il 16 ottobre 1941, dopo un lungo assedio.

La sera del 22 ottobre, dei partigiani fecero saltare in aria il quartier generale rumeno in via Engels, uccidendo una quarantina di militari, tra cui il generale Glogojanu, comandante della ventesima divisione, e tutto il suo stato maggiore. Per rappresaglia, i romeni fucilarono e impiccarono subito migliaia di ebrei e comunisti. Ma da Bucarest, il maresciallo Ion Antonescu, dittatore della Romania, ordinò di giustiziare 200 comunisti per ogni ufficiale, romeno o tedesco, vittima dell’esplosione, e 100 per ogni soldato.

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