Lo sterminio degli ebrei di Kaunas/Kovno

I forti di Kaunas
Kaunas, 2007. La porta del Forte IX, da cui uscivano gli ebrei condotti alla fucilazione. A qualche centinaio di metri, le immense fosse comuni.Tra la fine di giugno e l’inizio del luglio 1941, le SS dell’Einsatzgruppe A iniziarono le esecuzione di massa a Kaunas/Kovno, utilizzando come base logistica le numerose strutture della cintura di fortificazioni erette dai russi, in epoca zarista, tutt’intorno alla città. Il 18 agosto 1941, il Forte IV fu teatro di una vasta operazione che comportò la morte di 711 intellettuali ebrei. Un’altra importante azione di rastrellamento fu condotta il 26 settembre 1941; assumendo come pretesto un presunto attentato effettuato contro Willi Koslowski, l’ufficiale di polizia che comandava la guardia tedesca del ghetto, in quel giorno, al Forte IV vennero uccise 1608 persone.

Il 4 ottobre 1941 si verificò una delle azioni più radicali e brutali. Innanzi tutto i nazisti (dopo averne bloccato con assi tutte le uscite) diedero fuoco all’ospedale ebraico. Mentre l’intero rione in cui si trovava l’ospedale veniva sgomberato, 1845 persone furono arrestate e poi condotte al Forte IX (situato a nordovest della città), che a partire da questo momento divenne il principale luogo di sterminio per gli ebrei del ghetto.
La Grande Azione

La svolta più drammatica, nella vicenda della comunità ebraica di Kaunas, si verificò con la cosiddetta Grande Azione del 28 ottobre 1941, allorché tutta la popolazione del ghetto venne convocata in piazza Demokratu, dopo che venne emanato il seguente ordine (datato 27 ottobre 1941): <<Tutti coloro che vivono all’interno del ghetto, senza distinzioni di età o di sesso, il giorno 28 ottobre 1941 devono lasciare le loro case e radunarsi alle ore 6 a.m. in piazza Demokratu. Coloro che verranno trovati nelle loro case saranno immediatamente fucilati>>.

Fin dal 15 settembre 1941 i nazisti avevano distribuito 5000 certificati di lavoro, chiamati Jordan Scheine, dal nome dell’ufficiale tedesco Fritz Jordan, la cui firma figurava in calce ai documenti stessi. Tutti coloro che erano sprovvisti di tale certificato, il 28 ottobre, in piazza Demokratu, furono sottoposti ad una vera e propria selezione, secondo modalità che anticipano quelle che sarebbero poi state messe in atto più tardi sulla banchina di Auschwitz-Birkenau. In sintesi, tutti coloro che non furono ritenuti abili al lavoro (circa 9200 persone, fra cui 4200 bambini) vennero condotti al Forte IX e fucilati.

Un mese più tardi (tra il 25 e il 29 novembre) il Forte IX fu teatro anche dell’assassinio di 4934 ebrei (uomini, donne e bambini) provenienti da Berlino, Monaco, Francoforte e Breslavia. Nell’insieme, furono forse 30 000 le persone uccise dai nazisti al Forte IX; i nazisti avrebbero poi tentato (nel novembre del 1943) di distruggere le fosse comuni e le prove dei loro crimini.

Infine, anche il ghetto di Kovno venne demolito. Dall’8 al 13 luglio 1944, i nazisti deportarono in Germania (a Stutthof e a Dachau) gli ultimi 6000 ebrei ancora presenti nel quartiere ebraico, dopo di che lo incendiarono e fecero esplodere con l’esplosivo tutte le case. 

Il 1° agosto 1944, a Kovno arrivò l’Armata Rossa: dei 30 000 ebrei della città, ne erano rimasti solo poche decine.

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