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Il freddo estremo di Kolyma
Nei racconti di Varmam Salamov (arrestato nel 1937 e liberato nel 1951), il freddo micidiale della Siberia nord-orientale diventa metafora di un altro ben più terribile gelo, presente a Kolyma: quello della totale indifferenza per le sofferenze umane.
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Kolyma
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Approfondimenti
Il primo impatto col lavoro a Kolyma
Condannata a scontare cinque anni di lager, Margarete Buber-Neumann sta per partire col treno, diretta nel Kazachstan siberiano. Sul medesimo treno – siamo nel 1939 – incontra un gruppo di detenuti (tedeschi come lei) in partenza per l’ancor più remota regione di Kolyma.
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Kolyma
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Approfondimenti
La partenza di un condannato per la Siberia
Olga Adamova-Slozberg visse in lager dal 1936 al 1956. La scena seguente si svolge nella regione della Kolyma e mostra le difficoltà di chi per la prima volta si trovava a dover lavorare nel freddo clima della Siberia nord-orientale.
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Kolyma
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Approfondimenti
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Siberia, Kolyma, anni Quaranta. Gli impianti di una miniera d’oro.
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Kolyma
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Approfondimenti
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Stalin e il GULag
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Kolyma
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I campi di concentramento nel Novecento
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Stalin e il GULag
Sfinimento e disperazione negli anni della guerra
Janusz Bardach era un giovane ebreo polacco. Nel 1941, dopo essere fuggito in Unione Sovietica per scampare ai nazisti ed essersi arruolato nell’Armata Rossa, venne accusato di spionaggio, condannato a dieci anni di lavori forzati e spedito nella regione della Kolyma. Liberato nel 1946, si trasferì infine negli Stati Uniti. Le sue memorie (stese in collaborazione con una giovane ricercatrice americana, Kathleen Gleeson) sono uscite nel 1998.
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Il GULag durante la guerra
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Approfondimenti
La fame
Nato nel 1919, lo scrittore polacco Gustaw Herling fu arrestato nel marzo 1940 e poi detenuto in un lager sovietico della regione di Kargopol’ fino al 1942. La prima edizione delle sue memorie di prigioniero uscirono a Londra nel 1951.
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Il GULag durante la guerra
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Approfondimenti
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Siberia, Kolyma, anni Quaranta. Detenuti al lavoro in una miniera.
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Il GULag durante la guerra
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Approfondimenti
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Stalin e il GULag
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Il GULag durante la guerra
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I campi di concentramento nel Novecento
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Stalin e il GULag
Il primo impatto coi malavitosi
I delinquenti se la prendevano soprattutto con i prigionieri politici, con coloro che erano stati condannati in virtù dell’Art. 58 del Codice penale sovietico. Le autorità – sempre disposte a scendere a compromesso con il problematico mondo dei malavitosi – lasciava fare e, talvolta, persino delegava loro il compito di rendere particolarmente difficile la vita dei politici. La scena seguente è da collocare a Vladivostok, sul piroscafo che conduceva i detenuti alla Kolyma.
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La vittoria di Stalin
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Approfondimenti
I malavitosi
Varlam Salamov dedica molte pagine dei suoi Racconti di Kolyma alla descrizione del mondo dei malavitosi. Più volte ribadisce che essi non hanno nulla di romantico, di poetico, di cavalleresco. Nel lager, erano gli esseri più abietti di tutti, disposti ad ogni crimine e ad ogni violenza: "un mondo maligno e ripugnante, che non ha niente di umano".
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La vittoria di Stalin
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Approfondimenti
L'arresto di Solzenicyn
Aleksandr Solgenicyn fu arrestato in Prussia Orientale, il 19 febbraio 1945, quando era ufficiale carrista dell’Armata Rossa. La ragione dell’arresto va cercata in alcuni giudizi politici critici, che aveva esposto in una lettera inviata ad un amico. Fu processato con l’accusa di "aver condotto fin dal 1940 propaganda antisovietica e di aver partecipato a un’organizzazione creata allo scopo di compiere atti antirivoluzionari". Condannato a otto anni di lavoro forzato (più tre di confino), lo scrittore fu deportato in Kazachstan, ove rimase in lager fino al 1953.
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La vittoria di Stalin
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Siberia, Kolyma, 1943. Detenuti al lavoro in una miniera di oro
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La vittoria di Stalin
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Approfondimenti
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La vittoria di Stalin
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I campi di concentramento nel Novecento
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Stalin e il GULag
La spietata logica di Kolyma
Composti tra il 1953 e il 1973, i Racconti della Kolyma di Varlam Salamov sono considerati universalmente una delle testimonianze letterarie più intense relative al mondo concentrazionario sovietico. Il testo seguente permette di comprendere una delle ragioni che portarono al collasso del sistema. Oltre una certa soglia, neppure la minaccia della morte riusciva a ottenere un vero lavoro produttivo da detenuti sempre più esausti e (soprattutto negli anni seguenti il 1941) sempre più affamati.
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La crisi del sistema
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Approfondimenti
La tufta
Con sempre maggiore frequenza, all’interno dei lager, tutti fecero ricorso alla cosiddetta tufta, cioè all’imbroglio. I detenuti simulavano di aver raggiunto la norma giornaliera, per ottenere la razione di pane più alta; molti caposquadra segnavano dati di produzione falsi, consapevoli del fatto che i detenuti erano stremati dalla fame o dallo scorbuto; i direttori dei grandi complessi produttivi comunicavano cifre gonfiate, per dimostrare di aver raggiunto gli obiettivi fissati dallo Stato ed evitare sanzioni disciplinari. In tal modo, già all’inizio degli anni Cinquanta, il sistema concentrazionario era vicino allo sfascio, sotto il profilo economico.
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