Approfondimenti

La spietata logica di Kolyma
Composti tra il 1953 e il 1973, i Racconti della Kolyma di Varlam Salamov sono considerati universalmente una delle testimonianze letterarie più intense relative al mondo concentrazionario sovietico. Il testo seguente permette di comprendere una delle ragioni che portarono al collasso del sistema. Oltre una certa soglia, neppure la minaccia della morte riusciva a ottenere un vero lavoro produttivo da detenuti sempre più esausti e (soprattutto negli anni seguenti il 1941) sempre più affamati.
La tufta
Con sempre maggiore frequenza, all’interno dei lager, tutti fecero ricorso alla cosiddetta tufta, cioè all’imbroglio. I detenuti simulavano di aver raggiunto la norma giornaliera, per ottenere la razione di pane più alta; molti caposquadra segnavano dati di produzione falsi, consapevoli del fatto che i detenuti erano stremati dalla fame o dallo scorbuto; i direttori dei grandi complessi produttivi comunicavano cifre gonfiate, per dimostrare di aver raggiunto gli obiettivi fissati dallo Stato ed evitare sanzioni disciplinari. In tal modo, già all’inizio degli anni Cinquanta, il sistema concentrazionario era vicino allo sfascio, sotto il profilo economico.
Antisemintismo nei lager
Nel 1952, Olga Adamova-Sliozberg (arrestata nel lontano 1936) si trovava in qualità di deportata nel lager di Karaganda, nel Kazakhstan siberiano. Nelle sue memorie, ricorda con terrore e angoscia il momento in cui persino nei campi si diffuse il nuovo clima di antisemitismo, rilanciato in grande stile dal regime negli ultimi anni di vita di Stalin.
Zoom Immagine
Siberia, Vorkuta, anni Quaranta. Ingresso di un lagpunkt (campo base). L’insegna recita: In URSS il lavoro è una questione d’onore e di gloria.

Azioni sul documento