Maria Maestri, la decana degli emiliano-romagnoli di Mar del Plata
Si è spenta il 26 febbraio scorso Maria Maestri, la decana degli emiliano-romagnoli di Mar del Plata, presidente onoraria della nostra associazione regionale nella città argentina, di cui è stata tra i fondatori, nonché segretaria per otto anni e presidente effettiva per un solo anno, a causa delle condizioni di salute che l’hanno poi costretta a rinunciare all’incarico.
Marieta, come veniva affettuosamente chiamata dai giovani dell’associazione condotta da Monica Rizzo, era un esempio di impegno e di dedizione verso la comunità emiliano-romagnola, cui era legatissima. Nata nel 1927, è arrivata a Buenos Aires all’età di tre anni con tutta la famiglia, originaria di Gambettola (Forlì-Cesena). Il padre era già stato in Argentina un anno, poi, tornato in patria, aveva deciso di ripartire portando con sé la famiglia, a causa non solo della situazione economica, ma soprattutto delle condizioni politiche instauratesi con l’avvento del fascismo. A Buenos Aires faceva il falegname, lo stesso lavoro che svolgeva a Gambettola, dov’era anche parrucchiere. Poi, dopo aver dato vita all’associazione degli emiliano-romagnoli a Buenos Aires, il trasferimento a Mar del Plata. Qui, Maria Maestri, seguendo le orme del padre, aveva contribuito a fondare il sodalizio degli emiliano-romagnoli di Mar del Plata. Nel 1981, era finalmente riuscita a rivedere Gambettola, i parenti, la casa dei suoi genitori.
Nel 2006 Marieta aveva ottenuto il diploma che l’Istituto Italiano di Cultura di Mar del Plata concede a chi ha raggiunto i cinquant’anni di emigrazione. All’epoca, per Marieta, emigrata nel 1930, erano già 76 anni. “Adesso che non lavoro più con i soci – ha raccontato in un’intervista al giovane Marcelo Carrara, attuale segretario - sento che mi manca qualcosa, perché nell’associazione c’erano la mia vita, i miei ricordi, la mia famiglia”.
Silvia Bartolini ha espresso il suo profondo cordoglio, a nome di tutta la Consulta e delle associazioni emiliano-romagnole all’estero, per la scomparsa della “cara Marieta, la cui storia di attaccamento ai valori e alle tradizioni del territorio d’origine è stata di esempio per i giovani e per tutto il mondo dell’emigrazione”.