Ernesto Bisi
A fine Ottocento Pittsburgh, in Pennsylvania, era diventata un grande centro industriale e commerciale legato all’estrazione del carbone e alla produzione di acciaio, grazie anche alle grandi innovazioni di Andrew Carnegie, l’immigrato scozzese che aveva reso efficiente ed economica la produzione su larga scala di barre d’acciaio per l’industria ferroviaria. Nel 1901, la vendita dell’immensa Carnegie Steel Company da parte di Andrew Carnegie, portò alla formazione della United States Steel, la più grande industria dell’acciaio al mondo. Carnegie evoca il sogno americano di chi, partito dal nulla, riuscì a raggiungere il successo. Non era facile inserirsi in uno scenario così ben disegnato e strutturato, ma proprio a Carnegie si misurò un ingegnoso giovanotto della Val Trebbia.
Ernesto Maria Bisi nacque a Neviano di Rivergaro, in provincia di Piacenza, l’11 gennaio 1858, da Ludovico e Desolina Barbieri. La sua partenza per gli Stati Uniti anticipa la grande migrazione; parte infatti da Le Havre, il porto francese molto utilizzato dagli italiani del nord, a bordo della nave France arrivata a Castle Garden, New York il 1 maggio 1880. L’occupazione registrata di “farmer” significava tutto e niente, in quanto i presunti, “contadini” italiani erano diversificati sia per contratto agrario sia per le competenze e specializzazioni individuali di cui disponevano. Rimase a New York per un anno, trasferendosi quindi a Pittsburgh, dove aprì un negozio di generi alimentari in Diamond Square con un capitale di 120 dollari. Nel 1884 era già inserito nell’annuario della città che contava allora oltre 160.000 abitanti ed era in pieno sviluppo. Gli affari andarono bene. Nel 1890 la ragione sociale era diventata Bonistalli & Bisi, rivendita di vini e liquori. Pur avendo altre idee per la testa, Bisi si associò con Alessandro Caprini, che aveva sposato una figlia del Bonistalli, Mayme. Il 20 gennaio 1891 Ernesto Bisi inoltrò la domanda di cittadinanza alla corte distrettuale degli Stati Uniti della Pennsylvania occidentale assieme alla dichiarazione di intenti.
Nel 1 gennaio 1895 Ernesto Bisi sposò Emilia Biagiotti a Cumberland, West Virginia. Emilia era figlia di Raffaele Biagiotti e Elena Casciani, originari rispettivamente di Montecatini e Monsummano i quali, dopo una permanenza in Francia, dove nel 1854 era nata Emilia, si trasferirono a New York, ove fondarono una florida azienda di importazione di prodotti alimentari italiani. In prime nozze Emilia si era accasata con Francesco Bonistalli, da cui aveva avuto diversi figli, ma aveva divorziato per sposarsi con Ernesto Bisi. Lascio ad altri il compito di addentrarsi nelle intricate vicende familiari, e ritorno a Ernesto Bisi che dopo la parentesi societaria abbandona la città di Pittsburgh e comincia la sua attività di produttore di pasta proprio a Carnegie. Come abbia fatto a costruire un colosso industriale in soli due decenni è difficile dire. La fotografia che lo ritrae in posa, ben vestito, con accanto un blocco notes significativo, non gli rende giustizia. La sua aria bonaria nasconde la forza che era necessaria a condurre uno dei più importanti pastifici d’America.
Dopo il matrimonio Bisi fa un viaggio in Italia nel 1895. Non è più in terza classe e neanche “farmer”. Adesso è “merchant”. Parte da Napoli a bordo della nave Werra e arriva a Ellis Island il 7 marzo 1895. Niente attese, niente procedure infinite perché è cittadino americano, US Citizen e così non deve raccontare niente agli agenti addetti all’immigrazione da trascrivere sui manifesti passeggeri per uso e consumo dei futuri ricercatori. Oltre agli affari si cura anche della famiglia. Nel 1901 il padre Ludovico lo raggiunge a Pittsburgh, dove resterà fino al 1904. Nel 1905 Ludovico Bisi, settantatreenne, ormai vedovo, si imbarca sulla Prinzess Irene a Genova. Ha in tasca 350 dollari, molto più di quanto possieda la maggior parte dei migranti che deve esibire all’arrivo a Ellis Island i classici 50 pezzi. Arriva a New York il 13 luglio 1905. A Pittsburgh lo aspettano Ernesto e Carmilio. Quest’ultimo, ancora socio di Alexander Caprini, continua a risiedere al 10 di Diamond Square.
Nel 1906, in occasione dell’Esposizione di Milano, la United States Macaroni Factory di Ernesto Bisi è tra le aziende scelte per rappresentare il lavoro degli italiani negli Stati Uniti. Il pastificio si sviluppa su un’area di 12.000 m2 in diversi edifici a tre piani in muratura, all’avanguardia in tutti i sensi, e soprattutto in grado di gestire la fabbrica autonomamente. con impianti di riscaldamento, asciugatura, ventilazione e tutti i reparti di produzione in linea con le tecniche moderne. Oltre al macchinario di prima scelta, anche le maestranze e gli operai sono si sono specializzati in Italia, e la pasta non ha niente da invidiare a quella italiana, tra l’altro costa anche meno. La produzione soddisfa sia il mercato interno americano sia quello canadese e si è espansa anche in Centro America e in diversi paesi del Commonwealth britannico. Bisi non ha lesinato sulla qualità del prodotto e visti i risultati ha aumentato a dismisura anche le varietà: maccheroni, spaghetti di ogni tipo, fedelini, lasagne, stortini, occhi di pernice, canneroni.
In cima all’ingresso della fabbrica campeggia la scritta: 1886 – BISI – Perseverando Vinces. Sotto: UNITED STATES MACCARONI FACTORY. Scritte appropriate appaiono sulle pareti dei vari reparti in cui è divisa l’azienda. L’autonomia interna è garantita dalla presenza di un mulino da 200 barili al giorno, da un reparto di minuto mantenimento per le riparazioni del macchinario, da una falegnameria in grado di sopperire ai bisogni quotidiani di cassette da imballaggio e da un’officina incaricata della parte elettrica. Il trasporto delle merci in arrivo e partenza è assicurato da una ramo della Panhandle Railway che collega la linea centrale con la “Bisi Station”. Sull’area di 60.000 metri quadri, e ricorrendo al modello delle company-town americane e inglesi, ma anche italiane come Crespi d’Adda e Campione del Garda, il Bisi ha predisposto una serie di case moderne per alloggiare supervisori e operai. Bisi ha diversificato i suoi interessi inserendosi brillantemente nel mondo dell’import di prodotti alimentari sfruttando la rete commerciale ben avviata con il commercio di olio, vino, formaggio sia dall’Italia sia da altri paesi del Mediterraneo. Ciò che stupisce di lui è la rapida ascesa in un settore produttivo che lo ha portato in un ventennio dal modesto negozietto di quartiere di Diamond Square di Pittsburgh a un’industria valutata in almeno 500.000 dollari, che dà lavoro a oltre 150 persone.
Nel 1906 Bisi è all’apice della carriera, coadiuvato dalla moglie Emilia che ha frequentato le migliori scuole di New York, e che dirige l’ufficio di segreteria della ditta occupandosi soprattutto della corrispondenza grazie alla sua padronanza dell’italiano, inglese, francese e spagnolo. Ernesto Bisi vive a Collier, sempre nella contea Allegheny, a pochi chilometri da Carnegie, in una casa che ricorda le grandi residenze del New England per via dei frontoni spioventi e del porticato che circonda tutta la facciata d’ingresso. Secondo il censimento federale del 1900, oltre a Ernesto e Emilia, la famiglia è composta da Ralph L. Bisi 5 anni, Margaret Bisi 3 anni e Charles Bisi 9 anni. Dal nuovo matrimonio di Emilia Biagiotti con Ernesto Bisi è nata soltanto Margaret (nata il 15 febbraio 1896, sposata con Edgar Fry, e morta il 15 giugno 1992 a Phoenix, AZ), ma Ralph (Raffaele) è considerato come un figlio, mentre Charles Bonistalli (suo fratello) figura come fratellastro. Inoltre nelle fotografie ufficiali, Raffaele e Margherita Bisi appaiono accanto a Ernesto Bisi e Emilia Biagiotti, mentre Charles è assente.
Il futuro sembrava promettente in tutti i sensi, ma la tragedia era in agguato. Ernesto Maria Bisi morì il 28 marzo 1907 a Carnegie, Pennsylvania, poco dopo aver compiuto 49 anni. Le fabbriche di pasta e affini negli Stati Uniti al tempo della morte di Ernesto Bisi erano in continua crescita in seguito all’aumento del flusso migratorio. Bisi aveva capito l’importanza di gestire la produzione nel modo più autonomo possibile, l’importanza di utilizzare tecniche e macchinario italiano, di avere un gruppo di dipendenti fidelizzati e vicini alla fabbrica, e di diversificare i prodotti aziendali. La sua prematura scomparsa impedì l’espansione del suo sogno. La moglie Emilia prese le redini dell’azienda, ma già nel 1908 le cose sembravano non essere più sotto controllo. Nel 1917 Emilia Biagiotti Bisi vendette l’azienda alla Viviano Macaroni Company che la rivendette a sua volta alla Borden nel 1985, che la chiuse definitivamente nel 1991. Emilia Biagiotti Bisi morì nel 1920, Ralph Bisi nel 1959. Margherita Bisi il 15 giugno 1992.
Questo profilo di Ernesto Bisi è stato scritto da Ernesto Milani.