Guido Jacobacci, il modenese che costruì la ferrovia della Patagonia

L’opera fu realizzata negli anni Venti del Novecento per collegare la zona atlantica con quella andina. Una città in Argentina porta il suo nome.

Nel marzo 2010 si è celebrato in Argentina il centenario dell’inaugurazione della prima tratta della linea sud delle Ferrovie dello Stato che va dalla costa atlantica a San Antonio Oeste, fino ad arrivare al paesino di Valcheta, nel territorio del Rio Negro. La costruzione delle Ferrovie dello Stato fra San Antonio Oeste e il Lago Nahuel Huapi durò più di 25 anni. Fu favorita dal ministro Ezequiel Ramos Mexia, titolare in quel tempo delle deleghe nazionali di Agricoltura e Costruzioni Pubbliche. Ramos Mexia aveva in mente la realizzazione di tre grandi vie patagoniche, che avrebbero unito porti e popoli: le linee Comodoro Rivadavia - Colonia Sarmiento; Puerto Deseado - Colonia Las Heras; e quella che, attraversando tutto il sud del Rio Negro, avrebbe collegato San Antonio Oeste e Nahuel Huapi. Quest’ultima doveva correre da nord verso sud, ai fianchi della Cordillera de los Andes. Gli studi precedenti alla costruzione furono affidati al geologo statunitense Bailey Willis, mentre alla direzione tecnica fu chiamato un giovane Ingegnere italiano che aveva fatto esperienza nella costruzione della prima linea della Metropolitana di Buenos Aires: Guido Jacobacci, nato a Modena nel 1864. Laureato a Torino ed emigrato nel 1890 in Argentina dove sposò Cecilia Pellaschi (Pelazqui), madre dei suoi quattro figli, dal 1906 si dedicò allo studio della costruzione del porto di Buenos Aires e disegnò le vie lungo il tracciato della Metropolitana. Inoltre partecipò alla costruzione delle linee ferroviarie di Patquía-Chilecito, nella Rioja, e nella Villa María-Rufino, in Córdoba. Nel 1908 – scrive Abel Sandro Manca che sul Rio Negro on line ricostruisce tutta la vicenda - fu nominato dal ministro Ramos Mexía capo delle Ferrovie Patagoniche, per dare avvio alla costruzione della linea ferroviaria fra San Antonio e il lago Nahuel Huapi.

I lavori iniziarono alla fine del 1908 con l’installazione del molo di Punta Verde, nello stesso posto in cui oggi il Comune di San Antonio Oeste ha creato un bellissimo stabilimento balneare. Lì arrivarono, trasportati dalle navi d’oltremare, tutti i materiali, rotaie, traversine e chiodi, tre grandi gru, attrezzi di ogni tipo e la prima locomotiva importata dall’Inghilterra. San Antonio Oeste esplodeva di attività, con profumi, sapori, suoni nuovi e un’interessante miscela di lingue che tecnici e operai portavano con sé, e su cui dominava l’italiano, poiché  Jacobacci si avvaleva di manodopera italiana, in particolare di emiliano-romagnoli come lui (ci si ricorda di Giuseppe Savioli, proveniente da Forlì) e poi liguri, pugliesi e altri ancora. Il ritmo di lavoro consisteva nel collocare 600 metri di strada ferrata al giorno, trasportando 140 tonnellate di materiali fra cariche, zavorra, attrezzi, approvvigionamenti per gli animali e altro. Nel dicembre 1909 erano terminati i primi cento km di ferrovia e agli inizi dell’anno seguente si era già arrivati a Valcheta. Adolfo Fragoza, che partecipò alla costruzione della ferrovia, nel suo libro Paralelas de Acero ricorda il 20 marzo 1910, giorno dell’inaugurazione della prima tratta della strada ferrata patagonica: “Con l’arrivo di nuovo materiale che si aggiungeva all’arrivo dell’acqua, fu possibile inaugurare il primo tratto di ferrovia fra San Antonio e Valcheta, il 20 marzo 1910, alla presenza del presidente della nazione José Figueroa Alcorta, accompagnato dal ministro delle Costruzioni Pubbliche Ezequiel Ramos Mexía e da Roque Sáenz Peña, successore alla presidenza della nazione”.

L’inaugurazione ufficiale dei primi cento km si concluse a Valcheta, dove arrivò il treno presidenziale partito da San Antonio, al cui porto il presidente era arrivato con la nave a vapore Mitre, insieme al suo seguito e ai marinai di Porto Belgrano. Il presidente fu salutato dai presenti con grandi cartelli di benvenuto, uno dei quali diceva: “Nel 1810 si diede vita a una nuova nazione, nel 1910 si apre alla vita una nuova regione”. Cento anni fa, grazie anche al lavoro dell’ingegnere modenese Guido Jacobacci, arrivò a conclusione la tappa più importante del progetto di linea ferroviaria che avrebbe segnato un grande cambiamento nella vita di tutti gli abitanti della regione. Le opere continuarono fino al 1913, quando lo Stato decise di fermare i lavori e localizzare la stazione terminale al km 392, 4 km a ovest del Maquinchao. Tuttavia, mentre si alzava il ponte sul ruscello Maquinchao, si decise di costruire terrapieni e livellare terreni fino al km 427. L'ingegnere Jacobacci, vedendo che l'opera non terminava, presentò le sue dimissioni, ma alla fine continuò la costruzione della ferrovia fino al 1916, arrivando al km 448, nei pressi di Huahuel Niyeo.

L'ingegnere modenese andò a vivere nella provincia di Catamarca, dove vittima del cancro morì il 10 di giugno 1922 nella sua casa di Andalgalá. I suoi resti furono inumati a Buenos Aires nel cimitero della Recoleta. Passarono alcuni anni e fu dato all'opera un nuovo impulso per arrivare fino al lago Nahuel Huapi. I lavori si conclusero solo nel 1934. Il busto di Jacobacci al cimitero de la Recoleta a Buenos AiresIl 14 settembre 2004, a 88 anni dall'arrivo delle rotaie, dal cimitero della Recoleta approdarono a Viedma i resti del realizzatore di questa importante opera di ingegneria. L'urna mortuaria fu poi trasportata alla stazione ferroviaria  di Ingeniero Jacobacci, la cittadina che ha preso il suo nome, fino al cimitero locale, accompagnata da un lungo corteo.  Don Juan Jacobacci, nipote dell'ingegnere, si riferì a suo nonno definendolo come "un italiano che seppe essere molto più argentino di altri."

Non solo gli è stata dedicata una città,  Ingeniero  Jacobacci, ma ora  la città di Viedma, capitale della Patagonia, sta lavorando a un progetto di legge per far dichiarare monumento d’interesse culturale, storico e sociale la casa che Jacobacci per lungo tempo abitò nella vicina località di San Antonio Oeste. Contemporaneamente, la nipote di Jacobacci, Mary Bassi, apprezzata pittrice che vive a Buenos Aires, ha raccolto la documentazione in suo possesso sull’illustre avo, legata in particolare alla casa di famiglia di Andalgalá, nella Catamarca.