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Le segretarie
Sappiamo che le segretarie furono reclutate per conoscenza personale e che molte di esse accettarono l’incarico che era stato loro offerto per migliorare il proprio tenore di vita. Non sapevano nulla del loro compito prima di arrivare ad Hartheim; a quel punto, però, nessuna di esse fece mai nulla per sabotare il processo omicida. In genere, assunsero un atteggiamento di totale rassegnazione e di passività, che le portava ad essere del tutto indifferenti nei confronti delle vittime, come emerge, ad esempio, dalla testimonianza di Gertraud Dirnberger.
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Il centro per l'eutanasia di Hartheim
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Austria, 2000. Il castello di Hartheim.
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Il centro per l'eutanasia di Hartheim
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Approfondimenti
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I centri di sterminio in Polonia
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Il centro per l'eutanasia di Hartheim
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Lo sterminio degli ebrei in URSS e in Polonia
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I centri di sterminio in Polonia
L'omelia del cardinale von Galen
Il 3 agosto 1941, il vescovo di Münster - cardinale A. C. von Galen - denunciò l'eutanasia dei malati di mente tedeschi. Il governo fu preso alla sprovvista. Mentre alcuni alti esponenti del regime proposero di arrestare il prelato, Hitler preferì invece sospendere l’eutanasia, per rafforzare il fronte interno, nel momento in cui era in corso la guerra contro l’URSS.
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Dall'eutanasia allo sterminio
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La prima ipotesi di trasferimento ad est, contro gli ebrei, dei metodi collaudati nell'Aktion T-4
Il 25 ottobre 1941, il dott. Ehrard Wetzel, del ministero dell’Est, dall’ufficio del ministro Rosenberg scrisse una lettera a Heinrich Lohse, Reichskommissar per la regione Ostland, con sede a Riga. Wetzel comunicava che Viktor Brack, responsabile operativo dell’operazione di eutanasia, aveva offerto la collaborazione del suo personale, ormai esperto in uccisioni col gas, per l’eliminazione degli ebrei in Lituania e in Lettonia. Anche se l’ipotesi di costruire dei centri di sterminio attrezzati nei Paesi Baltici non si realizzò mai, questo documento rappresenta il più importante anello di congiunzione tra l’Aktion T-4 e l’Aktion Reinhard, che avrebbe fatto tesoro della lezione dell’eutanasia. Dopo la guerra, Wetzel è scomparso e non è mai stato processato.
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Dall'eutanasia allo sterminio
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Polonia, 2000. La banchina ferroviaria di Sobibor.
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Dall'eutanasia allo sterminio
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I centri di sterminio in Polonia
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Dall'eutanasia allo sterminio
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Lo sterminio degli ebrei in URSS e in Polonia
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I centri di sterminio in Polonia
Il centro di sterminio di Belzec
Una delle principali fonti per ricostruire la dinamica di funzionamento di Belzec fu la testimonianza resa il 14 dicembre 1962 dall’Unterstumführer delle SS Josef Oberhauser, che nel 1965 fu condannato da un tibunale di Monaco a 4 anni 6 mesi di carcere. A Belzec furono uccise almeno 550 000 persone. Oberhauser riferisce con esattezza il legame di continuità tra l’Aktion T-4 e l’Aktion Reinhard; tuttavia sbaglia i tempi, in quanto gli accordi tra Brack e Globocnik avvennero, probabilmente, già alla fine del 1941.
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Belzec e Sobibor
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La moglie di Franz Stangl, a Sobibor
Franz Stangl ebbe un importante ruolo nella creazione di Sobibor e poi fu comandante di Treblinka. Sua moglie ebbe il permesso di andare a trovarlo a Sobibor, ma restò profondamente turbata, allorché imparò che il marito lavorava in un centro di sterminio. La donna, tuttavia, accettò con estrema facilità la giustificazione del marito e lo assolse in fretta quando lui (mentendo) le disse che svolgeva solo un lavoro amministrativo. La donna non indagò, non mise il marito alle strette né lo obbligò a disobbedire o a chiedere un trasferimento: le bastò convincersi che il suo Franz si trovava ad una distanza di sicurezza, cioè non era un assassino nel senso più brutale e tradizionale del termine. La testimonianza fu rilasciata a Gitta Sereny, in Brasile, nel 1971.
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Belzec e Sobibor
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Polonia, 2000. Il monumento eretto sul luogo delle camere a gas di Sobibor. La struttura monumentale evoca un camino simile a quelli di Auschwitz. In realtà, a Sobibor non c’erano crematori, ma fosse comuni.
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Belzec e Sobibor
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I centri di sterminio in Polonia
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Belzec e Sobibor
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Lo sterminio degli ebrei in URSS e in Polonia
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I centri di sterminio in Polonia
Posizioni teologiche dei cristiani tedeschi
Il movimento dei Deutsche-Christen (Cristiani tedeschi) assunse posizioni filo-naziste sempre più accentuate, non solo sul piano politico, ma anche in ambito teologico. Riportiamo una loro dichiarazione programmatica datata 26 maggio 1932. Kurt Gerstein aderì alla Chiesa Confessante (Bekennende Kirche), la cui opposizione al regime, però, fu solo di natura teologica, mai di natura propriamente politica.
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Il caso Gerstein
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Il campo di Belzec, nel rapporto Gerstein
Riportiamo un lungo passo del resoconto steso da Gerstein in data 26 aprile 1945 (a guerra non ancora finita) e da lui consegnato agli Alleati il 5 maggio, al momento della sua cattura. Dopo la stesura del rapporto, Gerstein fu interrogato da ufficiali francesi il 26 giugno e il 10 luglio 1945, e in quelle sedi confermò le proprie affermazioni, senza smentire nulla. Originariamente, il rapporto che presentiamo fu scritto in un francese zoppicante e incerto. Gerstein stesso, pertanto, stese più tardi altri due resoconti in lingua tedesca. La scena narrata va collocata intorno al 20 agosto 1942. Gerstein era accompagnato da un altro tecnico che lavorava per le SS, il prof. Pfannenstiel, docente di igiene dell’università di Margburg-Lahn.
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Il caso Gerstein
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Polonia, 2000. Il monumento eretto sul luogo delle fosse comuni.di Sobibor.
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Il caso Gerstein
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I centri di sterminio in Polonia
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Il caso Gerstein
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Lo sterminio degli ebrei in URSS e in Polonia
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I centri di sterminio in Polonia
I primi rastrellamenti nel ghetto di Varsavia
Nel 1952, la rivista trimestrale dell’Istituto Storico Ebraico di Varsavia pubblicò un manoscritto che l’intellettuale ebreo Giosuè Perle riuscì a nascondere prima di essere deportato. Intitolato La distruzione di Varsavia, il diario di Perle è una dettagliata cronaca delle deportazioni dal ghetto di Varsavia, iniziate il 22 luglio 1942. Il testo, al momento della sua pubblicazione, fece molto discutere a causa del durissimo giudizio che l’autore esprimeva sul Consiglio ebraico (Judenrat) e sui poliziotti ebrei del ghetto, che in un primo tempo (nell’illusione di salvare se stessi e le proprie famiglie) eseguirono diligentemente gli ordini dei nazisti.
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Le deportazioni da Varsavia
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