L'esumazione dei cadaveri

Nel luglio del 1944, i nazisti procedettero alla esumazione e alla distruzione di tutti i cadaveri di Ponary, prima dell’arrivo dei sovietici. Tra coloro che furono costretti a svolgere quel lavoro, si trovava anche Isaak Dogim, che insieme a Motl Gdud ha raccontato la propria esperienza a Claude Lanzmann in Shoah.

Dunque sono loro che hanno esumato e bruciatotutti gli ebrei di Vilna?

Sì. All’inizio di gennaio 1944 [i nazisti – n.d.r.] hanno cominciato a estrarre i corpi.
Nel momento in cui hanno aperto l’ultima fossa, ho riconosciuto tutta la mia famiglia.

Quali membri della sua famiglia ha riconosciuto?

La mamma e le mie sorelle. Tre sorelle con i loro bambini. Stavano tutte là sotto.

Come ha potuto riconoscerle?

Poiché erano rimaste nella terra per quattro mesi ed era inverno, erano in un discreto stato di conservazione. Allora le ho riconosciute dai volti e anche dai vestiti.

Erano state uccise in un tempo relativamente recente?

Sì.

Ed era l’ultima fossa?

Sì.

I nazisti avevano dunque fatto aprire le fosse secondo un piano preciso:avevano cominciato dalle più vecchie?

Sì. Le ultime fosse erano le più recenti, e si era iniziato dalle più vecchie, quelle del primo ghetto. Nella prima fossa c’erano ventiquattromila cadaveri.
Più si scavava verso il fondo, più i corpi erano appiattiti, praticamente erano una fetta piatta.
Quando si tentava di afferrare un corpo, si sbriciolava completamente, era impossibile prenderlo.
Quando ci hanno costretti ad aprire le fosse, ci hanno proibito di usare degli attrezzi, ci hanno detto: <<Dovete abituarvi a questo: lavorate con le mani!>>

Con le mani.

Sì. All’inizio, quando abbiamo aperto le fosse, non abbiamo potuto trattenerci, siamo scoppiati tutti in singhiozzi. Ma allora i tedeschi si sono avvicinati a noi, ci hanno picchiati che quasi ci ammazzavano, ci hanno obbligati a lavorare a un ritmo pazzesco per due giorni, picchiandoci continuamente, e senza attrezzi.

Sono scoppiati in singhiozzi.

I tedeschi avevano anche aggiunto che era proibito usare la parola <<morto>> o la parola <<vittima>>, poiché quelli erano esattamente come pezzi di legno, erano merda, cose assolutamente senza importanza, erano niente.
Chi diceva la parola <<morto>> o <<vittima>> veniva picchiato. I tedeschi ci intimavano di dire, a proposito dei corpi, che si trattava di Figuren, cioè di... burattini, bambole, o di Schmattes, cioè di stracci.

Era stato detto loro, quando hanno cominciato, quante Figuren c’erano in tutte le fosse?

Il capo della Gestapo di Vilna ci ha detto: <<Qui sono sepolte novantamila persone, e bisogna assolutamente che non ne rimanga più traccia>>.

(C. Lanzmann, Shoah, Milano, Bompiani, 2000, pp. 22-24. Traduzione di G. Cillario)

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