Ghetti in Lituania, massacri in Bielorussia

L’occupazione della Lituania
Kaunas, 24 giugno 1941. Un gruppo di varie decine di ebrei, appena uccisi dai nazionalisti lituani presso il garage Lietukis.Al momento dell’attacco tedesco, la Lituania comprendeva circa 2 milioni di lituani e 250 000 ebrei. Vilnius fu una delle prime città sovietiche ad essere conquistate: il 24 giugno 1941, le prime unità della Settima divisione Panzer entravano nella capitale lituana.

Il 24 giugno, i tedeschi entrarono anche a Kaunas, da cui i sovietici si erano ritirati il giorno precedente. Il Gruppo Armate Nord era seguito dal cosiddetto Einsatzguppe A, che per una maggiore efficienza operativa non agiva unito, ma si era suddiviso in quattro formazioni chiamate Einsatzkommandos (denominati 1a, 1b, 2 e 3). Non appena i primi reparti tedeschi furono entrati in città, gli attivisti antisemiti lituani furono contattati dagli ufficiali dell’Einsatzkommando 1b e invitati a scatenare un pogrom a Kaunas e in altre località

Debitamente sollecitati dai nazisti, e guidati da Jonas Klimaitis, tra il 25 e il 27 giugno i nazionalisti lituani si macchiarono a Kaunas di alcune delle azioni più violente e brutali di tutta la Shoah, documentate da diverse fotografie. Stando al rapporto del comandante Stahlecker, nella sola Kaunas, nella prima settimana di occupazione tedesca vennero uccisi 3800 ebrei; nei giorni seguenti, una sorte simile toccò ad altre 1200 persone in varie cittadine o villaggi della Lituania, prima ancora che i nazisti si assumessero personalmente su vasta scala il ruolo di carnefici.

Il 15 agosto, i nazisti istituirono il ghetto di Kaunas: situato nel quartiere detto Slobodka, ospitava circa 32 000 prigionieri. Il 6 settembre 1941, venne istituito un ghetto anche a Vilnius. Inizialmente, gli ebrei furono dislocati in due quartieri, chiamati rispettivamente Ghetto I e Ghetto II. Il primo conteneva circa 30 000 persone, mentre il secondo ne racchiudeva circa 10 000.
Le paludi di Pripjat

Le paludi del fiume Pripjat si trovano a est di Lublino e a sud-est di Brest-Litovsk, ai confini tra la Bielorussia e l’Ucraina. Fin dalle prime settimane di guerra, questi acquitrini, molto difficili da attraversare con veicoli motorizzati, divennero un rifugio privilegiato per i partigiani e per tutti coloro (soldati che non volevano cadere prigionieri, ebrei in fuga, civili terrorizzati...) che cercavano di sfuggire agli occupanti tedeschi. Il 19 luglio 1941, Himmler ordinò il trasferimento in quella regione di due reggimenti di cavalleria delle SS per rastrellarla a tappeto. Gli ordini iniziali prevedevano la fucilazione di tutti i maschi adulti e la deportazione delle donne e dei bambini; il 29 luglio, però, Himmler ordinò la deportazione nelle paludi delle femmine ebree rastrellate. Ancora una volta, era una formula vaga, che tuttavia, di fatto, apriva la strada ad un’importante escalation, cioè all’uccisione anche delle donne ebree.

L’azione di rastrellamento (guidata sul campo dagli Sturmbannführer Gunther Lombard e Bruno Magill) ebbe inizio il 30 luglio e durò fino all’11 agosto. Col pretesto che si trattava comunque di partigiani pericolosi e che la zona andava pacificata definitivamente, si procedette in modo drastico, uccidendo anche moltissime donne e numerosi bambini. Secondo il rapporto steso dallo Standartenführer Hermann Fegelei

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