Il Progetto Tifariti per i giovani Saharawi, Saliera: “La speranza è un futuro di pace”

14.09.2016

Il Progetto Tifariti per i giovani Saharawi, Saliera: “La speranza è un futuro di pace”

l'Intergruppo in Saharawi

Dopo la prima parte della missione passata nei Campi profughi Saharawi, la delegazione dell’Emilia-Romagna si è trasferita al di là del confine algerino, per visitare i Territori liberati e concludere la sua visita a sostegno di un popolo che ormai da 40 anni persegue l'obiettivo di tornare nella propria terra. A Tifariti le associazioni emiliano-romagnole sono attive per migliorare le condizioni di vita delle famiglie nomadi stanziate sul territorio e gestire al meglio le loro risorse. Lo fanno da quattro anni, da quando è stata allestita una mensa nella scuola locale, fornendo anche un aiuto concreto per la scolarizzazione. Si è ingrandito il bacino di utenza ed è stato implementato anche un servizio di trasporto che copre attualmente 300 chilometri quadrati e che ogni mattina recupera i bambini direttamente nelle loro tende. La presidente dell'Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, Simonetta Saliera, il consigliere regionale Gabriele Delmonte, in rappresentanza dell’Intergruppo assembleare ‘Amici del Saharawi’, e tutti i membri della delegazione hanno potuto monitorare il Progetto Tifariti, viaggiando con i giovani Saharawi sul pulmino che li ha portati a scuola e visitando l'orto da cui è partita quella che sarà la nuova sfida: l'approvvigionamento degli alimenti in loco, che coinvolgerà direttamente i nomadi per il recupero della carne. Prima di un passaggio nell'ospedale locale, si è poi fatto tappa al pozzo che fornisce acqua all'intero territorio di Tifariti: al momento è alimentato da un gruppo elettrogeno, ha spiegato il vice-comandante della seconda divisione militare, Habuha Braica, ma per i forti rischi a cui è esposto sarebbe preferibile sostituirlo con un impianto fotovoltaico.

La delegazione si è poi trasferita al sito archeologico di Rkeiz, dove sono conservate delle pitture rupestri risalenti al 4000 a.c.. Sulla via del ritorno, l'incontro con una famiglia nella tenda per la cerimonia del tè e poi quello con il comandante della seconda divisione militare, Sidi Wagal. A lui la presidente Saliera ha ribadito l'intenzione di fare rete con le altre regioni europee che negli anni hanno sostenuto questo popolo, per far fronte a problemi pratici come quello dell'acqua ma anche per tenere alta l'attenzione sulla causa Saharawi, soprattutto dopo la recente visita del segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, e i difficili rapporti con il Marocco. “Speriamo in un futuro di pace- ha detto Saliera- e anche di farlo capire a chi non comprende questo linguaggio”.

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