I gaswagen

Gli esperimenti di Nebe
Lublino (Polonia), 2000. Il campo di concentramento di Majdanek.Arthur Nebe era il comandante dell’Einsatzgruppe B, che operò in Bielorussia. Nel settembre 1941, ormai consapevole del crescente disagio psicologico delle sue truppe, quando ricevette l’ordine di eliminare i malati dell’ospedale psichiatrico di Minsk, fece rinchiudere 25 pazienti in due bunker predisposti nella foresta e ne ordinò la distruzione con l’esplosivo. L’esperimento fallì clamorosamente, in quanto solo una parte dei malati morì immediatamente; una seconda più massiccia dose di esplosivo, invece, provocò un orribile spargimento di resti umani sull’intera area.

Nebe era assistito in questi esperimenti dal dottor Albert Widman, chimico SS in servizio presso la polizia criminale. Pare sia stata sua l’idea di usare il gas di scarico di un veicolo a motore (cioè, il monossido di carbonio) come strumento omicida, nell’esecuzione dei malati di mente del manicomio di Mogilev che ebbe luogo, sempre nel settembre 1941, qualche giorno dopo il fallito esperimento di Minsk.

A Mogilev, un gruppo di malati fu collocato in una stanza sigillata. Dall’esterno fu immesso il gas di due automobili e poi anche di un autocarro. I pazienti morirono nel giro di dieci minuti circa; quella di Mogilev può essere considerata la prima camera a gas, funzionante secondo le stesse modalità che saranno attivate nei grandi centri di sterminio di Belzec, Sobibor e Treblinka.

Chelmno

Nel 1940, in Prussia orientale e in Pomerania (in quello che, prima della guerra, era chiamato il corridoio di Danzica) per uccidere i malati di mente era già stato utilizzato un furgone che, di fatto, era una camera a gas mobile. Il camion era mascherato da una scritta commerciale (Kaisers-Kaffee); in realtà, all’interno del cassone, era immesso del monossido di carbonio, prelevato da apposite bombole.

L’esperimento di Mogilev dimostrò che il gas poteva essere introdotto direttamente dal tubo di scappamento del veicolo, risparmiando gli ingombranti contenitori. Nacquero così i cosiddetti gaswagen, che vennero prodotti in vari modelli, adattati e migliorati sulla base dell’esperienza e delle esigenze. I camion-camera a gas (ufficialmente denominati Spezialwagen, cioè veicoli speciali, o S-Wagen) furono impiegati in Ucraina, in Bielorussia e in Serbia (per eliminare 5-6000 ebrei a Belgrado, nel marzo-maggio 1942). L’impiego più sistematico, tuttavia, si ebbe nel Warthegau, per eliminare gli ebrei del ghetto di Lodz (ai quali vanno aggiunti 19 827 ebrei tedeschi, deportati dal Reich tra il 15 ottobre e il 4 novembre 1941, con 25 trasporti).

Per le esecuzioni di massa, tre S-Wagen furono inviati presso un castello disabitato lungo il fiume Ner, in una località distante 56 chilometri da Lodz, chiamata Chelmno (in polacco) o Kulmhof (in tedesco). Chelmno/Kulmhof – con le sue 150 000 vittime – può essere considerato il primo vero centro di sterminio. A partire dall’8 dicembre 1941, gli ebrei vennero portati da Lodz con il treno; condotti al castello e obbligati a spogliarsi, dovevano salire sui gas-wagen, che li conducevano all’area delle fosse comuni, dopo un tragitto di circa 5 chilometri. La morte di coloro che erano chiusi nei cassoni avveniva in circa 15 minuti. Per il guidatore, lo stress psicologico era ancora elevatissimo. Dapprima le urla degli agonizzanti e poi lo spettacolo dei cadaveri che venivano estratti dal cassone (80, 100, 130, a seconda dei modelli), erano comunque pesantissimi da sopportare.

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