Le uccisioni di Mogilev: la prima camera a gas

I primi esperimenti con il monossido di carbonio furono compiuti a Mogilev (Bielorussia) da Arthur Nebe, desideroso di trovare una tecnica omicida meno traumatica della fucilazione di massa. La testimonianza seguente fu rilasciata nel dopoguerra da Albert Widmann, un chimico della polizia criminale che fornì supporto tecnico a Nebe, nel settembre 1941. Le vittime, in questo caso, erano dei malati di mente ricoverati nell’ospedale di Mogilev.

Nebe ordinò di murare la finestra di un locale destinato a essere riempito di persone da eliminare, e di lasciarvi solo due aperture per l’introduzione dei gas di scarico… Quando arrivammo sul posto, uno dei tubi che avevo sulla mia vettura fu collegato al tubo di scarico di un’automobile. Lo stesso fu fatto su un’altra vettura. Dai buchi lasciati aperti nella finestra murata sporgevano tubi metallici sui quali si poterono infilare comodamente le altre estremità dei tubi di gomma…

Dopo 5 minuti Nebe uscì dicendo che non si vedeva ancora alcun effetto. Nemmeno dopo 8 minuti era successo niente, tant’è vero che Nebe cominciò ad avere dei dubbi. Fu a quel punto che a lui e a me venne contemporaneamente l’idea che i motori delle automobili potessero essere troppo deboli. Allora Nebe fece attaccare un secondo tubo allo scarico di un autocarro per il trasporto delle squadre di polizia. E a quel punto ci vollero solo pochi minuti perché la gente rinchiusa nel locale svenisse. Per completare l’opera, lasciammo accesi i motori dei due veicoli per un’altra decina di minuti circa.

(G. Knopp, Olocausto, Milano, Corbaccio, 2003, p. 111. Traduzione di U. Gandini)

Azioni sul documento