L’Erntefest

Riportiamo due testimonianze relative al grande massacro perpetrato il 3-4 novembre 1943 nei pressi di Majdanek / Lublino. In due giorni, furono uccisi circa 42 000 ebrei. All’azione partecipò anche il Battaglione 101 della Ordnungpolizei, studiato da Browning e da Goldhagen.

Testimonianza di un poliziotto, indicato da Browning con lo pseudonimo di Heinrich Bocholt

Dal mio posto potevo vedere che dalle baracche gli ebrei venivano scortati nudi da altri membri del nostro battaglione… I tiratori dei plotoni d’esecuzione, che sedevano sul bordo delle fosse proprio di fronte a me, erano membri dell’SD… Dietro ogni tiratore stavano, a una certa distanza, diversi altri uomini dell’SD che riempivano continuamente i caricatori dei fucili mitragliatori e li porgevano a quelli che sparavano. Per ogni fossa c’era un plotone d’esecuzione. Non saprei più dire il numero esatto delle fosse. E’ probabile che ce ne fossero molte e che le fucilazioni avvenissero simultaneamente in diversi posti.

Ricordo con precisione che gli ebrei nudi venivano costretti a scendere nelle fosse e a sdraiarsi esattamente sopra a quelli che erano stati uccisi prima di loro. I tiratori sparavano poi una scarica contro quelle vittime prone… Non posso dire con certezza quanto sia durata l’azione. Presumo tutto il giorno, perché ricordo di essere stato sostituito una volta. Non so precisare il numero delle vittime, ma ce n’era una quantità spaventosa.

 

Testimonianza di un poliziotto, indicato da Browning con lo pseudonimo di Martin Detmold

Io e il mio gruppo fummo mandati di guardia proprio di fronte alla fossa. Si trattava di una lunga serie di trincee che procedevano a zig zag, larghe circa tre metri e profonde da tre a quattro.Dal mio posto potevo vedere che gli ebrei… erano costretti a spogliarsi nelle ultime baracche e a consegnare tutti i loro averi, poi venivano spinti attraverso il nostro cordone fino alle aperture in pendenza che conducevano alle fosse.

Gli uomini dell’SD che stavano sui bordi portavano gli ebrei fino al luogo dell’esecuzione, e qui altri SD armati di mitragliatrice li fucilavano sparando dall’alto. Siccome ero capogruppo e potevo muovermi più liberamente, andai una volta fino al luogo dell’esecuzione e vidi che gli ebrei appena arrivati erano costretti a sdraiarsi sui cadaveri di quelli appena eliminati. Poi anche loro venivano uccisi con raffiche di mitragliatrice. Gli uomini dell’SD si preoccupavano di sparare agli ebrei in modo che i mucchi di cadaveri fossero digradanti, così i nuovi arrivati potevano sdraiarsi su pile che raggiungevano i tre metri…

L’intero procedimento era la cosa più raccapricciante che avessi visto in vita mia, perché potei spesso constatare che dopo una raffica gli ebrei erano solo feriti, e quelli ancora in vita venivano praticamente sepolti vivi sotto i cadaveri di quelli fucilati dopo, senza che ai feriti fosse dato il cosiddetto colpo di grazia. Ricordo che dalle pile di cadaveri i feriti maledicevano gli uomini delle SS [sic]

(C. R. Browning, Uomini comuni. Polizia tedesca e <<soluzione finale>> in Polonia, Torino, Einaudi, 1995, pp. 145 e 147. Traduzione di L. Salvai)

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