La testimonianza di un fotografo tedesco

Nella più celebre delle immagini che ci testimoniano il pogrom di Kaunas, scattata presso l’autorimessa Lietukis, sulla prospettiva Vytauto, un gruppo di ebrei, stesi al suolo, viene finito a colpi di bastone e di spranga. Lo stesso fotografo, un semplice soldato di nome Gunsilius, avrebbe poi rilasciato, nel 1958, la seguente deposizione.

Nel pomeriggio, in prossimità del mio alloggiamento, notai un assembramento di persone nel cortile di una stazione di servizio recintato da tre lati e sbarrato verso la strada da un muro di folla. Mi trovai così davanti al seguente spettacolo: nell’angolo sinistro del cortile c’era un gruppo di uomini di età tra i 30 e i 50 anni. Saranno state circa 45-50 persone che venivano tenute riunite e sotto tiro da alcuni civili. Questi erano armati di fucili e portavano dei bracciali, quali compaiono nelle foto che scattai allora. Un giovane – doveva trattarsi di un lituano – [...] con le maniche della camicia rimboccate era munito di una sbarra di ferro. Di volta in volta faceva uscire dal gruppo un uomo e con la sbarra gli assestava uno o più colpi sulla nuca. In questo modo, in tre quarti d’ora ha eliminato l’intero gruppo di 45-50 persone. Di queste persone ho scattato una serie di foto. [...]

Dopo che tutti furono uccisi, il giovane mise da parte la sbarra, prese una fisarmonica, si sistemò sul mucchio dei cadaveri e suonò l’inno nazionale lituano. La melodia mi era nota e mi fu chiarito dalle persone circostanti che si trattava dell’inno nazionale. Il comportamento dei civili presenti (donne e bambini) aveva dell’incredibile perché dopo ogni uccisione cominciavano a battere le mani e all’inizio dell’inno nazionale si misero a cantare e ad applaudire. In prima fila c’erano delle donne con in braccio bambini piccoli che hanno assistito a tutto dal principio alla fine. A persone che parlavano tedesco chiesi informazioni su quel che stava succedendo ed ebbi le seguenti spiegazioni: i genitori del giovane uccisore due giorni prima erano stati strappati dal letto, arrestati e subito fucilati perché sospettati di essere nazionalisti; questa sarebbe stata la vendetta del giovane.

(E. Klee - W. Dressen - V. Riess, <<Bei tempi >>. Lo sterminio degli ebrei raccontato da chi l'ha eseguito e da chi stava a a guardare, Firenze, La Giuntina, 1990, p. 28. Traduzione di P. Buscaglione Candela)

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