Rapporto inviato da Stahlecker, comandante dell'Einsatzgruppe

In un rapporto indirizzato alle autorità di Berlino, nel quale riassumeva l’attività dell’Einsatsgruppe A alla data del 15 ottobre 1941, il comandante F. W. Stahlecker illustrò con estrema chiarezza le finalità e le modalità della propria strategia. Nel limite del possibile, infatti, i comandanti degli Einsatzgruppen cercarono di sollevare dei pogrom e delle sommosse antisemite, permettendo ai tedeschi di mantenere un basso profilo. Solo col passar del tempo l’intervento dei reparti nazisti si fece più sistematico e metodico.

Il 23.6.1941, secondo giorno della campagna orientale, l’Einsatzgruppen A, conformemente agli oedini, si metteva in marcia verso la posizione di impiego, dopo che vi erano già stati trasferiti gli automezzi utilizzabili. Il gruppo di armate Nord con la XVI e la XVIII armata e il gruppo corazzato 4 avevano iniziato l’avanzata il giorno precedente. Ora si trattava di entrare in contatto personalmente, e con la massima urgenza, con i comandanti di armata e con il comandante delle truppe in posizione arretrata. Va anzitutto sottolineato che la collaborazione con la Wehrmacht è stata in generale buona; in casi isolati, per esempio col gruppo corazzato 4 comandato dal maggior generale Hoepper, è stata assai stretta, direi quasi cordiale. Alcuni malintesi, sorti nei primi giorni con singole unità, sono stati sostanzialmente eliminati grazie a contatti personali…

Inoltre, nelle prime ore dopo l’arrivo, anche se fra notevoli difficoltà, forze antisemite locali furono indotte a organizzare pogrom contro gli ebrei. Conformemente agli ordini ricevuti, la polizia di sicurezza era fermamente intenzionata a risolvere la questione ebraica con tutti i mezzi e con la massima decisione. Però non era opportuno che detta polizia venisse allo scoperto, almeno nei primi tempi, con misure insolitamente dure che avrebbero necessariamente fatto sensazione in ambienti tedeschi. Si doveva mostrare all’esterno che era stata la stessa popolazione locale a prendere le prime misure, come reazione naturale a una decennale oppressione da parte degli ebrei e al terrore esercitato in passato dai comunisti. 

Riguardo all’estensione del territorio di azione e all’ampiezza dei compiti della polizia di sicurezza si è cercato, fin dall’inizio, di far sì che la popolazione fidata collaborasse essa stessa alla lotta contro i nemici del loro paese, quindi in particolare ebrei e comunisti. […]

Considerando che la popolazione dei paesi baltici aveva sofferto enormemente nel periodo della loro annessione all’URSS sotto il dominio straniero del bolscevismo e del giudaismo, c’era da presumere che detta popolazione, dopo il ritiro dell’Armata Rossa, avrebbe provveduto da sola a rendere innocui gran parte dei nemici rimasti nel paese. Compito della polizia di sicurezza doveva essere quello di dare l’avvio ad azioni autonome di epurazione mantenendole entro i giusti binari, in modo da raggiungere il più presto possibile lo scopo prefissato, cioè l’epurazione. Non meno essenziale era creare per il futuro un dato di fatto – accertato e dimostrabile: che la popolazione liberata aveva adottato di sua propria iniziativa le più dure misure contro il nemico bolscevico e giudaico, senza che si potesse individuare una direttiva da parte tedesca.

In Lituania ciò riuscì per la prima volta a Kauen [= nome tedesco di Kaunas/Kovno – n.d.r.] grazie all’azione dei partigiani [= lituani nazionalisti e anticomunisti – n.d.r.]. Sorprendentemente, non fu facile, all’inizio, scatenare là un pogrom di una certa entità. Il capo del sopraccitato gruppo di partigiani [= il giornalista lituano Jonas Klimatis – n.d.r.], che in quell’occasione ebbe un ruolo di primo piano, riuscì, in base a indicazioni di un piccolo Vorkommando con sede a Kauen, a dare inizio a un pogrom, senza che all’esterno si venisse a conoscenza di un qualsiasi incarico o iniziativa da parte tedesca. Durante il primo pogrom, nella notte dal 25 al 26 giugno, più di 1500 ebrei furono soppressi dai partigiani lituani, parecchie sinagoghe vennero incendiate o altrimenti distrutte e un quartiere ebraico di circa 60 case fu interamente bruciato. Nelle notti seguenti 2300 ebrei furono eliminati con gli stessi sistemi. In altre parti della Lituania, sull’esempio di Kauen, ebbero luogo azioni simili, seppure di dimensioni minori, dirette anche contro i rimanenti comunisti.

(E. Klee - W. Dressen - V. Riess, <<Bei tempi >>. Lo sterminio degli ebrei raccontato da chi l'ha eseguito e da chi stava a a guardare, Firenze, La Giuntina, 1990, pp. 22-25. Traduzione di P. Buscaglione Candela)

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