Vilnius: le prime disposizioni antiebraiche

Gli ebrei di Vilnius compresero subito che l’invasione nazista sarebbe stata, almeno per loro, molto differente rispetto a quella sovietica. Nel giro di breve tempo, furono investiti da una raffica di provvedimenti vessatori e discriminatori, che tra l’altro prevedevano anche la proibizione di camminare sui marciapiedi, l’obbligo di procedere in fila indiana e il divieto di frequentare determinate strade della città. Le annotazioni seguenti furono stese nel marzo 1944 da Abraham Sutzkever, nel resoconto da lui redatto per il cosiddetto Libro nero: un’accurata indagine condotta sulla Shoah in URSS, da un gruppo di intellettuali ebrei russi coordinati da Il’ja Erenburg e Vasilij Grossmann.

Con il giorno dell’entrata dei tedeschi a Vilnius, ebbe inizio la persecuzione della popolazione ebraica della città, circa 80 000 persone. La polizia fascista cacciò gli ebrei da tutte le ditte e ai commercianti ebrei confiscò la merce.

Sui muri delle case apparve questa ordinanza:

<<Agli ebrei è vietato l’uso del telefono.
Agli ebrei è proibito servirsi del treno.
Agli ebrei è vietato l’accesso ai locali pubblici.
Agli ebrei è fatto obbligo di consegnare i loro apparecchi radio.
Gli ebrei sono banditi dall’università>>.

In città comparvero i primi cartelli con la scritta: <<Vietato l’accesso agli ebrei>>. Nei giornali vennero pubblicati articoli che contenevano ignobili calunnie contro gli ebrei e istigavano ai pogrom.

Il 4 luglio 1941 apparve un comunicato secondo il quale tutti gli ebrei, indipendentemente dall’età e dal sesso, dovevano portare una toppa gialla sul petto e sulla schiena. Tale toppa era un pezzo di stoffa di dieci centimetri per dieci con al centro di un cerchio giallo una stella a sei punte. Era possibile vederne il modello presso tutti i commissariati di polizia. La disposizione entrava in vigore l’8 luglio 1941. I trasgressori sarebbero stati severamente puniti.

Alcuni giorni più tardi il comandante Neumann emanò un nuovo ordine. La toppa gialla fu abolita e sostituita da un fascia con una stella bianca in campo blu da portare al braccio. L’indomani anche quest’ultima prescrizione fu annullata e tornò a valere la toppa gialla da portare sul petto e sulla schiena.

Il frequente cambio di disposizione non era frutto del caso. I tedeschi intendevano umiliare, offendere e disorientare gli ebrei quanto più possibile. Questo solo accorgimento bastava per produrre un grande numero di vittime: la gente, infatti, non era nelle condizioni materiali di poter obbedire a prescrizioni che cambiavano quotidianamente, e per chi portava un segno di riconoscimento diverso da quello previsto scattava l’arresto immediato. Il profluvio di direttive sulla toppa gialla non era ancora terminato, e già compariva una nuova ordinanza.

(V. Grossman – I. Erenburg, Il libro nero. Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945, Milano, Mondadori, 1999, pp. 353-354. Traduzione di L. Vanni)

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