Approfondimenti

Un pogrom contro gli ebrei, attuato dai polacchi durante la guerra del 1920-1921
Isaak Babel’ pubblicò L’armata a cavallo nel 1926. In diversi racconti, l’autore descrive con toccante dolcezza il mondo degli ebrei ucraini, che dopo aver subito le violenze dei Bianchi, durante la guerra civile, furono spesso oggetto di brutalità anche da parte dei polacchi.
Il ricordo dei pogrom, nel diario di Isaak Babel'
Nel 1920, Isaak Babel’ venne aggregato alla Cavalleria rossa (o Konarmiia) del generale Budënny e insieme a quest’armata di cosacchi che avevano scelto di combattere per i comunisti partecipò alla campagna militare contro l’esercito polacco. Per alcuni mesi, Babel’ tenne un diario. Le pagine più amare sono dedicate alle violenze compiute dai polacchi (e, a volte, dai cosacchi stessi) contro gli ebrei. La raccolta di racconti intitolata L’armata a cavallo sarebbe nata come rielaborazione letteraria della personale esperienza vissuta dallo scrittore.
Appello dei vescovi polacchi
Anche la Chiesa cattolica polacca sposò appieno l’equazione bolscevichi = ebrei. Nel 1920, mentre infuriava la guerra russo-polacca e l’Armata Rossa minacciava Varsavia, i vescovi polacchi lanciarono al resto del mondo cattolico un appello in cui il conflitto era interpretato in chiave escatologica. Il comunismo ateo, cioè, venne presentato dai vescovi polacchi come una realtà satanica: come l’Anticristo, come una delle forme che può assumere “colui si oppone contro tutto ciò che è divino” (secondo la formula di S. Paolo), il nemico per eccellenza di Cristo e della Chiesa.
Zoom immagine
Polonia, 1919-1920. Cartolina postale raffigurante un alfiere della rivoluzione, cioè un soldato bolscevico. Il grosso naso e le orecchie deformi lo identificano come un ebreo. Il messaggio che si vuole trasmettere è quello secondo cui gli ebrei sono i veri registi e burattinai della rivoluzione comunista.

Azioni sul documento