Sportelli d’ascolto nelle scuole

05.03.2014

Sportelli d’ascolto nelle scuole

Esistono, sono richiesti tanto da ragazzi che da genitori e insegnanti, ma la mancanza di risorse rischia di farli naufragare o interromperli, anche solo temporaneamente, ma con inevitabili ricadute sul funzionamento del servizio. Si confermano, nella maggior parte dei casi, come esperienze di successo e di grande utilità non solo sul versante della prevenzione ma anche su quello della promozione e della valorizzazione di bambini e ragazzi, ma non mancano le zone d’ombra e gli spazi di miglioramento.

 

Questi, in estrema sintesi, gli elementi emersi nel corso del secondo dei due momenti di restituzione dei risultati della Ricerca sugli sportelli di ascolto nelle scuole superiori e nei centri di formazione delle province di Parma e Forlì-Cesena, svoltosi ieri pomeriggio presso la sede della Provincia di Parma. Presenti all’incontro, il secondo dopo quello svoltosi il 27 febbraio a Forlì, l’Assessore alle Politiche scolastiche della Provincia di Parma Giuseppe Romanini, che ha ribadito l’importanza e l’urgenza di agire in un’ottica di prevenzione del disagio giovanile e di intervenire prima che questo diventi cronaca, il nuovo Dirigente dell’Ufficio Scolastico per l’ambito provinciale di Parma Giovanni Desco, Bruna Zani e Cinzia Albanesi, curatrici della Ricerca per il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, e l’ufficio del Garante.

 

Ricerche come questa, ha detto il Dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, fanno bene alla scuola e a tutta l’Amministrazione scolastica: aiutano a tenere presente i reali bisogni degli utenti (spesso ben presenti ai docenti ma non all’Amministrazione stessa) e a orientare le scelte nell’ottica di una presa in carico integrata del minore. Ma che cos’è un servizio di ascolto? Qual è la sua funzione? A quali esigenze risponde? Interviene sul disagio o è anche (o prevalentemente) un intervento di promozione del benessere? Come è organizzato il servizio e come si inserisce nel più ampio contesto della comunità scolastica? Soprattutto, serve? E a chi?

 

A partire dalla illustrazione dei risultati della ricerca nel territorio parmense, l’incontro ha cercato di dare una risposta a queste domande. Numerosi gli interventi, i suggerimenti e le sollecitazioni da parte del pubblico in sala, fra questi operatori dei servizi, delle scuole e degli sportelli, psicologi e docenti. In sintesi è emerso che, il servizio dovrebbe essere strutturato e continuativo nel tempo. Libero nell’accesso e non vincolato ad autorizzazioni di sorta. Gestito da figure (psicologi o non) che abbiano una competenza approfondita e aggiornata sui soggetti di questa fascia di età. Inserito in una progettualità più ampia che coinvolga l’intera comunità scolastica (docenti, gruppi classe e – perché no? – genitori).  Attivato fin dalla scuola media, perché è nella prima adolescenza che si può intervenire più efficacemente per contrastare il disagio e promuovere il benessere.

 

Proprio a quest’ultima sollecitazione cercherà di dare risposta una nuova ricerca che interesserà ancora una volta le province di Parma e Forlì-Cesena ma con un focus specifico sulle scuole medie. Se è vero che quella dell’ascolto come diritto del minore e dovere per gli adulti è la sfida principale posta dalla Convenzione delle Nazioni Unite di diritti del fanciullo, l’attenzione del Garante non poteva non prendere in debita considerazione questa fascia di età.


Per approfondire

Azioni sul documento