Laboratori sui diritti con i minori, la Primavera sacra del Fermi

13.05.2013

Laboratori sui diritti con i minori, la Primavera sacra del Fermi

Un progetto tra pari, realizzato dai ragazzi per i ragazzi, per parlare dei diritti di bambini e adolescenti e per capire ciò che sono, ma anche ciò che non sono, ciò che vogliono e ciò che non vogliono i nostri ragazzi. Non è un caso, del resto, che Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” sia il titolo del progetto con cui il Fermi partecipa all’iniziativa del Garante regionale per l'infazia Luigi Fadiga, come spiega la professoressa Silvia Governatori, responsabile per l'istituto. Un progetto che fin da subito ha visto il coinvolgimento di un gruppo scelto di studenti e che al suo avvio ha già un logo, una rosa spinata, e uno slogan: ver sacrum. Come una primavera sacra, ver sacrum per l’appunto, è così che gli studenti del Fermi intendono i propri diritti. Da una parte la primavera, simbolo di rinascita dopo l’inverno e di un’età della vita in cui uomini e donne prendono coscienza di sé diventando liberi; dall’altra l’aspetto del sacro, il sacrum, e quindi della inviolabilità di diritti, troppo spesso vissuti come un elemento scontato e acquisito una volta per tutte.

Un progetto la cui essenza è tutta nell’immagine scelta e disegnata dai ragazzi: una rosa, fiore simbolo di una realtà in trasformazione come quella dei diritti, ma una rosa piena di spine come spinoso è il percorso di affermazione dei diritti. Al suo interno una figura umana in posizione fetale, simbolo della vita che prende forma. “La primavera del diritto è il frutto di una conquista. Scuola, mezzi pubblici, ospedali sono il frutto di questa conquista, ma non ci sono sempre stati e non è detto che ci siano per sempre. Di questo dobbiamo essere consapevoli, se non c’è questa consapevolezza non c’è nessuna primavera e non ci sono diritti”. Con queste parole il Magistrato Francesco Rosetti ha introdotto il suo intervento, sottolineando come la titolarità di un diritto chiami in causa anche il concetto di dovere. Non ci sono diritti senza doveri. “Crescere ed evolversi – ha specificato Rosetti – questa è consapevolezza del diritto. E la scuola è la via maestra attraverso cui è ancora possibile favorirne la rinascita”.

La scuola come il luogo “in cui è ancora possibile dare sostanza e tradurre i bisogni dei ragazzi in proposte concrete” è stato anche uno dei punti toccati nell’intervento di Vincenza Pellegrino. Il diritto è sempre il frutto di un cambiamento culturale: nasce dalle rivendicazioni di gruppi, spesso di minoranze, che premono per un loro riconoscimento. A fronte di questo attivismo, le maggioranze sembrano oggi incapaci di attivarsi per cercare nuove forme di governo della realtà o per combattere l’erosione di diritti che sembravano acquisiti per sempre. Eppure, proprio la scuola rappresenta il luogo in cui è ancora possibile far convergere cultura e diritto; la scuola è il luogo dove gli studenti possono far sentire la propria voce dando il via al cambiamento. “Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” nasce con questi presupposti. L’obiettivo è quello di avviare un dialogo tra adolescenti sull’essere consapevoli dei propri diritti. “Siamo tutti coetanei e parliamo di un argomento che interessa tutti” ha affermato il gruppo di studenti coordinatore del progetto, ribadendo che ciò che si propone è un confronto tra pari, non una lezione frontale.

A questo serviranno le proiezioni e le discussioni che seguiranno la visione di due film scelti dai ragazzi (Il rosso e il blu di Piccioni e Welcome di Lioret) in programma il 13 e il 16 maggio e che prepareranno l’incontro conclusivo col Garante che si terrà il prossimo 27 maggio. Il progetto è a cura della professoressa Silvia Governatori e del professor Gianluca Di Bernardo, con la supervisione del Servizio Istituti di garanzia, diritti e cittadinanza attiva dell’Assemblea legislativa.

Azioni sul documento