Le suore italiane della diocesi di Iasi
Inizio di settembre. Salivo a passo veloce la collina di Sararie di Iasi per arrivare all'Orfanotrofio "Sf. Iosif" con il pensiero di venire accolto con un caffé caldo, come solo le suore italiane sanno fare, facendomi ignorare il freddo che si infilava dentro gli abiti. Qui, nel convento delle suore Leonia, Valeria e Giancarla, i bambini orfani imparavano la lingua italiana e crescevano conoscendo anche le nostre tradizioni.
All'entrata, mi accolse suor Leonia. Mi sorrise e m'invitò ad accomodarmi. E poi, le parole magiche: "Gradisce un caffé?". "Si, per favore, grazie!". Il sorriso benevolente e la pace diffusa dal suo sguardo mi diedero il coraggio di iniziare il discorso. Volevo sapere tutto di questo posto. La mia curiosità, del tutto giustificata, era indirizzata soprattutto al modo di adattarsi e all'esperienza in Romania delle tre suore. "L'orfanotrofio è stato pensato in alternativa agli orfanotrofi di Stato, mi disse suor Leonia, infatti è stato chiamato Casa Sf. Iosif per creare un'atmosfera di famiglia e dare un'educazione che non reprima le energie, i sentimenti e la creatività del bambino, ma l'aiuti a riflettere, a conoscersi e ad esprimersi con spontaneità".
L'Ordine dei Campostrini, al quale appartengono le tre suore, è un ordine sacerdotale italiano fondato da Teodora Campostrini all'inizio del secolo XIX con il fine prioritario di aiutare i bambini colpiti dalla sventura, di educarli perché accettino la situazione lasciata alle spalle e vivano una qualità di vita migliore per poter poi riuscire, con la volontà e il proprio lavoro, a reinserirsi nella società utilizzando i valori di onestà, lealtà, buona volontà e constanza nell'impegno. Sin dal 1991 l'Ordine dei Campostrini, più precisamente la "Casa Madre" di Verona, ha delegato i suoi rappresentanti per la Romania. Dopo una permanenza di due anni a Tamaseni (Provincia di Neamt) le suore si sono trasferite a Iasi. Nella Casa "Sf. Iosif" vivevano 22 bambini cattolici, orfani oppure con genitori che non potevano mantenerli, alla cui educazione partecipavano anche alcune giovani rumene e un giovane italiano, tutti volontari. L'italiano Daniele Furioni era di grande aiuto nella casa ed è benvoluto da tutti. Dopo qualche mese di adattamento, i bambini migliorano l'apprendimento dell'italiano. Durante le vacanze, la maggior parte vanno a ritrovare le loro famiglie o i parenti, ma ci sono alcuni che non hanno dove andare. Per questi ci sono i volontari che li portano nelle loro famiglie e per un paio di giorni l'abitazione dei volontari diventa la "dolce casa" degli orfani. Il dopo orfanotrofio però è un interrogativo: cosa succederà quando diventeranno maggiorenni e dovranno andarsene? La speranza degli educatori e anche dei bambini è che il sistema migliori e la società diventi più comprensiva per accettare nel suo ambiente questi giovani la cui sofferenza è veramente grande e crudele.
Sto guardando attraverso l'obiettivo della macchina fotografica. Le tre suore mi sorridono. Sono felici con i bambini vicini a loro. Intorno a me si stende come una benedizione il Giardino del Signore.
Emanoil Arhip (Iasi – Romania).
Oggi, 14 aprile 2014, suor Fernanda Verzè dell'Istituto "Sorelle minime della Carità di Maria Addolorata", meglio noto come "Istituto Campostrini", con sede a Verona, www.campostrini.it, ci comunica che l'Istituto non gestisce più la Casa Sf. Iosif. E' invece presente negli orfanotrofi dei paesi di Tamaseni e di Gheraesti che appartengono alla diocesi di Iasi. "Anche questi due orfanotrofi sono sostenuti da noi suore Campostrini e siamo riuscite, grazie a Dio, a fare un orfanotrofio che è come una grande famiglia in cui si costruisce ogni giorno nel bene reciproco", afferma suor Fernanda.