L'azione degli Einsatzgruppen

Ordini e compiti criminali
Lituania, fine giugno 1941. Reparti tedeschi avanzano in direzione di Kaunas.Gli Einsatzgruppen potevano contare sul più completo appoggio e sostegno logistico da parte dell’esercito, che mise a loro disposizione mezzi, carburante, armi e munizioni. Da parte loro, gli alti comandi militari avevano provveduto fin dal 6 giugno ad emanare un ordine (denominato Kommissarbefehl) in base al quale tutti i commissari politici e i funzionari comunisti che fossero stati catturati dovevano essere giustiziati. Nel solo territorio di competenza del gruppo d’armate Centro, la Wehrmacht fucilò da 3 a 5 000 commissari politici, mentre i poliziotti dell’Einsatzgruppe B, nella stessa area, ne eliminarono circa 10 000.

I compiti degli Einsatzgruppen, tuttavia, erano al tempo stesso più radicali e più vaghi, cosicché il loro incarico di eliminare l’intera classe dirigente del regime sovietico si prestò a varie interpretazioni. Nelle prime settimane di attività, essi uccisero quasi esclusivamente ebrei maschi adulti. Inoltre, in occasione delle  prime esecuzioni, i reparti mantennero spesso la prassi militare tradizionale secondo cui l’esecuzione di un uomo era condotta da almeno tre soldati: una prassi che serviva come strumento per alleviare la responsabilità personale, in quanto era difficile determinare quale pallottola avesse di preciso provocato la morte della vittima.
“Lavorare in funzione del Führer”

L’elasticità degli ordini conferiti ai comandanti degli Einsatzgruppen lasciava loro molto margine per l’iniziativa personale. Entrò in gioco allora il principio di base, secondo cui funzionava gran parte dell’apparato nazista: in caso di incertezza, si doveva cercare di interpretare le più profonde intenzioni del Führer e cercare di realizzarle.

Nel caso della politica antisemita, un posto importantissimo occupò una pubblica dichiarazione di Hitler, pronunciata per la prima volta di fronte al Reichstag il 30 gennaio 1939, ma poi ripetuta più volte, nel corso del conflitto. In quella sede – e poi tutte le altre – Hitler affermò pubblicamente che, in caso di guerra, essa non si sarebbe conclusa con la vittoria del bolscevismo, bensì con l’annientamento della razza ebraica in Europa.

Questa dichiarazione non va intesa come un preciso programma, come se Hitler, già nel gennaio 1939, avesse deciso di procedere allo sterminio degli ebrei. Si tratta piuttosto di un auspicio, o meglio dell’espressione pubblica di una disponibilità mentale ad azioni radicali, qualora il contesto lo rendesse possibile.

Quando gli Einsatzgruppen iniziarono la loro attività criminale in URSS, Hitler non aveva ancora ordinato il genocidio. Tuttavia, i comandanti sapevano perfettamente che la piena realizzazione del millenario impero tedesco, per cui il nazismo combatteva, si sarebbe realizzata solo con la cancellazione totale degli ebrei dal continente europeo. Dunque, in un contesto bellico che si faceva sempre più spietato, ufficiali e soldati spesso procedettero di propria iniziativa in quella direzione; e poiché nessuno veniva punito per i propri eccessi di zelo, le azioni radicali contro gli ebrei divennero sempre più frequenti, fino a farsi prassi generalizzata, infine sanzionata anche dai vertici di Berlino.

Approfondimenti

Azioni sul documento