I progetti del governo polacco circa l'emigrazione degli ebrei

Verso la fine degli anni Trenta, il governo della Francia e quello della Polonia esaminarono la possibilità di trasferire in Madagascar migliaia di ebrei polacchi. Durante la guerra, il progetto sarebbe stato recuperato (e accantonato) anche dai nazisti. Il testo che riportiamo è una direttiva emanata nell’aprile del 1936, dal ministero degli Esteri polacco. Si invitavano tutti gli ambasciatori nelle rispettive sedi, a sondare presso i vari governi se era possibile ottenere la loro disponibilità, per ospitare il più ampio numero possibile di emigranti ebrei.

L’emigrazione di un numero consistente di ebrei diminuirebbe i conflitti economici, sociali e politici da essi causati e allenterebbe l’interesse suscitato all’estero dalla situazione della comunità ebraica di Polonia. Poiché l’emigrazione in massa degli ebrei sembra al momento difficile da realizzare, si deve cercare di raggiungere la cifra in grado di assorbire la crescita naturale della popolazione ebraica, cioè circa 30 000 persone all’anno. Già il deflusso di un numero tale di emigranti, che verrebbero reclutati tra i più giovani, con il passar del tempo causerebbe un sensibile calo della popolazione ebraica nel paese. Di fronte alla difficoltà di indirizzare masse di emigranti verso un unico paese, al momento occorre insediare anche piccole quantità di emigranti ebrei in tutti i paesi aperti all’emigrazione.

(C. Tonini, Operazione Madagascar. La questione ebraica in Polonia 1918-1968, Bologna, CLUEB, 1999, pp. 17-18)

Azioni sul documento