L'organizzazione delle violenze

Il 13 febbraio 1939, Walter Buch – giudice supremo del partito nazista – stese una dettagliata relazione sugli eventi verificatisi durante la Notte dei cristalli. La Corte suprema della NSDAP era stata chiamata a valutare l’eventuale colpevolezza di quei militanti nazisti che avevano commesso violenze, oppure saccheggiato le proprietà degli ebrei. Il giudice Buch chiuse la questione affermando che dovevano essere puniti solo coloro che avessero commesso furti o omicidi <<per motivi egoistici>>. La maggior parte dei militanti, però, aveva ucciso degli ebrei o devastato delle proprietà ebraiche, perché aveva giustamente intuito che quella era <<l’intenzione del gruppo dirigente>>. In pratica, furono espulsi dal partito e deferiti alla giustizia ordinaria solo alcuni nazisti che avevano stuprato delle donne ebree, violando così le leggi di Norimberga. Nel passo che riportiamo, Buch ricostruisce per sommi capi la dinamica dell’organizzazione delle violenze.
La sera del 9 novembre 1938, il camerata dottor Goebbels segnalò ai capi del Partito, riuniti in seduta amichevole presso l’antico municipio di Monaco, che nelle province dell’Assia e del Magdeburgo erano avvenute manifestazioni antisemite. Alcuni negozi di Ebrei erano stati distrutti, alcune sinagoghe incendiate. Egli ne aveva informato il Führer, il quale aveva deciso che tali manifestazioni non dovevano essere preparate né organizzate dal Partito, dal momento che erano spontanee, ma che non vi era ragione di ostacolarle. Le istruzioni verbali del ministro della Propaganda furono certamente interpretate da tutti i capi presenti nel senso che il Partito non voleva pubblicamente apparire l’istigatore delle dimostrazioni, ma in realtà intendeva organizzarle ed eseguirle. E in tal senso furono immediatamente trasmesse per telefono da una buona parte dei camerati presenti ai rispettivi distretti (Gauen). (L. Poliakov, Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, Torino, Einaudi, 1977, p. 38. Traduzione di A.M. Levi)

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