In ricordo di Gianni Volpe

22.02.2013

In ricordo di Gianni Volpe

Il commosso addio del Garante per l'infanzia e l'adolescenza dell'Emilia-Romagna Luigi Fadiga a Gianni Volpe, figura di spicco della giustizia minorile in Italia.

 

"'Una volta ad un incontro del direttivo, dopo avermi parlato delle novità parlamentari, mi ha preparato un panino perché dovevo allontanarmi prima di pranzo': così una collega ha ricordato Giovanni Volpe, Gianni per gli amici, morto a Roma il 14 febbraio. Una persona di grandissima competenza e di ricchissima umanità, buono, giusto, sensibile, modesto, attento agli altri, sempre disponibile. Aveva ottantotto anni, ma fino a qualche mese prima era ancora attivo e operoso come volontario al tribunale per i minorenni, dove era stato giudice onorario per molti anni e dove costituiva ancora un prezioso punto di riferimento per i giovani colleghi, di cui era diventato “chioccia e guida”.

 

Prima di essere nominato giudice onorario Gianni Volpe, educatore professionale, era stato uno dei più validi funzionari dell'Ufficio della giustizia minorile del Ministero della Giustizia. Era quella, all'epoca, una vera fucina di sperimentazioni lungimiranti e coraggiose, molte delle quali recepite poi dal legislatore come ad esempio la messa alla prova, la mediazione, e la stessa autonomia dell'Ufficio (ora Dipartimento) dall'Amministrazione penitenziaria. Era stato chiamato al Ministero negli Anni Cinquanta da Uberto Radaelli, insigne magistrato, che può considerarsi il fondatore della giustizia minorile italiana. Aveva poi collaborato con Carlo Moro nella stesura dei più importanti progetti di riforma; con Paolo Vercellone nella preparazione del Congresso mondiale di Torino; con Gianpaolo Meucci, con Giorgio Battistacci, con Paolo Dusi e con molti altri illuminati presidenti di  tribunali minorili che lo avevano tutti in grandissima stima e considerazione. Con Gianni Volpe, “il nostro agente all'Avana” (così lo ricorda un altro collega giudice onorario), abbiamo perso un testimone ed un attore dei percorsi più virtuosi ed esaltanti della giustizia minorile, quello che va grosso modo dalla metà degli anni Cinquanta alla fine degli anni Novanta del secolo scorso: un periodo che ha visto la prima legge sull'adozione legittimante e la sua riforma, la riforma del diritto di famiglia, il processo penale minorile, la ratifica della Convenzione delle N.U. sui Diritti del fanciullo, quella della Convenzione de L'Aja sull'adozione internazionale, quella di Strasburgo sull'esercizio dei diritti e molte altre ancora, tutte miranti ad affermare che le persone di minore età sono titolari di diritti soggettivi perfetti non soltanto patrimoniali ma anche e soprattutto civili, sociali e politici.

 

Ma con la scomparsa di Gianni abbiamo perso ancora molto altro. Abbiamo perso un educatore e la sua umanità, che deve essere l’attitudine naturale del giudice dei minorenni e della persona; la sua mitezza che lo portava al rispetto all’attenzione e all’ascolto dell'altro senza mai volerlo sopraffare; la sua disponibilità in qualsiasi momento ad aiutare chi chiedeva qualcosa e ad assumersi nuovi impegni; la sua curiosità intellettuale che lo portava a seguire assiduamente la formazione delle nuove leggi, a restare in contatto con organismi e sedi formative internazionali e a leggere libri importanti che recensiva su Minorigiustizia per offrirne il contenuto a tutti; la gratuità di tutto ciò che faceva, mettendo a disposizione il suo tempo senza attendersi mai ricompense e ricambi; la continuità della sua scelta di campo per l’infanzia anche quando non era più giudice onorario; la sua capacità organizzativa e aggregativa come delegato di zona dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni, come componente del consiglio direttivo dell’Associazione, come apprezzato socio dell'Association Internationale des Magistrats de la Jeunesse et de la Famille, e come segretario di redazione di Minorigiustizia".

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