Comunicare il carcere

16.01.2015

Comunicare il carcere

Un seminario che vuole essere una “occasione unica per entrare in contatto diretto con una realtà spesso raccontata ma poco conosciuta dai giornalisti”: il carcere. L’appuntamento è per il 20 gennaio 2015 presso la Casa di reclusione di Padova, e ad organizzare l’evento, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Veneto, è Ristretti Orizzonti, la redazione del carcere Due Palazzi di Padova; tra i numerosi ospiti che interverranno figura anche la Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna, Desi Bruno.

 

La Garante si occuperà in particolare dei diritti e dei doveri dello Stato, con un intervento dal titolo “Il risarcimento per pene inumane in un Paese con poca responsabilità”.Come spiega Bruno, “le persone che sono in carcere dovrebbero essere private esclusivamente della libertà di movimento, e il fatto che molte persone all’esterno non condividano questa affermazione è indubbiamente un dato preoccupante, bisogna rivendicare esattamente il contrario, e cioè che chi entra in carcere non si trasforma in un suddito, in un soggetto a cui riservare un trattamento che è soltanto un trattamento caritatevole, come se gli si facesse al massimo un favore a trattarlo decentemente, ma rimane persona titolare di tutti i diritti fondamentali”.

 

A coordinare i lavori di “Il senso della pena: esercizi per una comunicazione responsabile - Prima di giudicare la mia vita metti le mie scarpe” sarà Ornella Favero, direttore responsabile di Ristretti orizzonti, che oltre a curare un bimestrale, una rassegna stampa quotidiana e un sito internet si occupa anche di elaborare e diffondere diffuse le statistiche sul sovraffollamento in carcere e i dati sui suicidi dei detenuti. Tra gli ospiti anche accademici, come il professore di Diritto costituzionale Marco Ruotolo con una lezione su “Il rischio che la pena si trasformi in delitto” o il collega di Filosofia morale Giuseppe Ferraro, con un approfondimento su “La pena come diritto di ripensare se stessi e riallacciare i legami recisi”, o personalità della giustizia, ad esempio il magistrato Silvia Corinaldesi che interverrà su “La persona, vista nella sua integrità come oggetto di tutela, o il giudice Marco Bouchard, che discuterà su “La pena per fare riparazione a qualcuno”.

 

A concludere la giornata un momento di riflessione sulle “Vittime che il mondo dell’informazione condanna a odiare”: ne discuteranno Claudia Francardi, vedova dell’appuntato Santarelli, vittima di un’aggressione a un posto di blocco, e Irene Sisi, madre di Matteo Gorelli, il ragazzo che ha colpito mortalmente il carabiniere.

 

 

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