Carcere Ravenna, visita Garante regionale detenuti: "Sovraffollamento e carenza di personale"

27.04.2012

Carcere Ravenna, visita Garante regionale detenuti:
Al termine della prima visita alla Casa circondariale di Ravenna nelle vesti di Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Desi Bruno ha voluto evidenziare che “la sinergia fra carcere e città appare molto forte, favorita dalla collocazione dell’istituto nel centro cittadino, dalle sue ridotte dimensioni, dalla capacità e dallo spirito di collaborazione fra i soggetti più direttamente coinvolti: la Direzione dell’istituto, la Polizia penitenziaria, il Comune, il volontariato”. Non mancano le criticità - dal sovraffollamento al frequentissimo turn over dei detenuti, alla carenza di agenti di polizia – tuttavia l’ambiente carcerario appare fra i più vivibili nella realtà regionale, e questo nonostante si tratti di un edificio vecchio, costruito ai primi del Novecento.

Nella visita, il Garante era accompagnata dalla Direttrice della casa circondariale, Carmela De Lorenzo, dal comandante della polizia penitenziaria, Stefano Cesari, e dall’assessore comunale alle Politiche sociali, Giovanna Piaia. Ecco qualche dato.

Nell’istituto sono attualmente rinchiusi 109 detenuti, tutti uomini (la capienza regolamentare è 59, quella “tollerata” 106; in passato si è sfiorata la soglia dei 170); misure igieniche, lavori di ristrutturazione (a cura dei detenuti) e donazioni periodiche di prodotti contribuiscono a garantire una buona manutenzione delle celle e degli spazi comuni.

Solo 27 detenuti risultano condannati in via definitiva (82 sono in attesa di giudizio). A fronte di una media nazionale del 50%, gli stranieri raggiungono il 70%, e anche la percentuale di detenuti tossicodipendenti è alta (circa il 48%).

Quanto alla carenza di personale della polizia penitenziaria, la pianta organica prevede 74 unità, ma solo 55 sono effettivamente in servizio (di cui 8 adibiti alle traduzioni), il che provoca uno stress sistematico nella gestione dei turni, a cui andrebbe posto rimedio.

In stretta collaborazione con la direzione della Casa circondariale e con il contributo del volontariato, il Comune di Ravenna mostra una particolare attenzione al tema dei lavori socialmente utili e alle attività formative: 6 detenuti frequentano un corso curato da docenti dell’Istituto alberghiero, altri 2 (non retribuiti) lavorano alla pulizia delle spiagge dei lidi sud e alla manutenzione del verde pubblico, 22 (a rotazione) sono impegnati nei lavori interni (pulizia e distribuzione dei pasti), 2 borse-lavoro del Comune finanziano la raccolta differenziata dei rifiuti e una attività al canile. Inoltre, si svolgono corsi di informatica e corsi di alfabetizzazione per stranieri ed è assicurata la scuola media; 2 le educatrici presenti, 2 gli psicologi, per il SERT e per i nuovi giunti.

In questo clima, non è casuale che negli ultimi anni siano molto diminuiti i fenomeni di autolesionismo; gli stessi detenuti, nei colloqui diretti con il Garante, hanno riconosciuto un clima corretto e buone relazioni con il personale, civile e di polizia. Dal Garante viene anche un giudizio positivo sull’assistenza sanitaria (viene assicurato l’intervento psichiatrico, neurologico, infettivo logico e di dermatologia) e l’ospedale di Ravenna garantisce un piccolo reparto dedicato al ricovero dei detenuti (una struttura ben attrezzata, adeguata alle esigenze), oltre a due accessi mensili “dedicati” per le cure odontoiatriche.

La direzione del carcere è tuttora in attesa di risposte positive a un paio di richieste avanzate al DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria). La prima, per una cifra di 50.000 euro, risale al 2010 ed è finalizzata a una serie di opere di manutenzione straordinaria; la seconda (del 2008) punta a ristrutturare la caserma che fa parte dell’istituto, il che consentirebbe di ospitare agenti di polizia penitenziaria non residenti in città o provincia.

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