Per l’Europa l’aiuto allo sviluppo è un “buon affare”

27.08.2013

Per l’Europa l’aiuto allo sviluppo è un “buon affare”

E l'Ue lo ha fatto soprattutto fornendo un esempio, essendosi trasformata in pochi decenni da area devastata dai conflitti in una delle più grandi economie mondiali, con i sistemi sociali più progressisti, ma anche attraverso le proprie politiche di sviluppo ed assistenza esterna, risultando l’area del mondo che dona al mondo il maggior numero di aiuti per le popolazioni in difficoltà..

Dalla Relazione annuale 2013 sulle politiche dell'UE in materia di sviluppo e assistenza esterna apprendiamo che L’Unione ha devoluto collettivamente 55,2 miliardi di EUR in aiuti pubblici allo sviluppo, riconfermandosi il più grande donatore internazionale. Di questi, la Commissione europea ha stanziato quasi 13,8 miliardi di EUR per l'assistenza esterna, pari al 9% del bilancio UE. Tra molte altre attività, l'UE ha assicurato interventi rapidi e decisivi nelle situazioni di crisi e di fragilità, come la siccità nel Sahel ed i conflitti in Siria e nel Mali.

Il 2012 è stato anche il primo anno di attuazione del “programma di cambiamento” che dà più incisività alla politica di sviluppo dell'UE finalizzata a ridurre la povertà.

Il programma di cambiamento è stato approvato dal Consiglio il 14 maggio 2012 e definisce un approccio più strategico alla riduzione della povertà che rende più incisiva la politica di sviluppo dell'Unione. L’obiettivo è cambiare sostanzialmente le modalità di assistenza dell'UE introducendo un approccio differenziato che indirizza gli aiuti dove sono più necessari e possono avere maggiore impatto ai fini della riduzione della povertà, concentrando l'assistenza su un massimo di tre settori per paese, dando maggiore centralità a buona governance, democrazia, diritti umani e crescita inclusiva e sostenibile, ricorrendo a meccanismi di finanziamento innovativi e garantendo maggiore coerenza strategica, coordinamento e azioni comuni con gli Stati membri.

Il programma di cambiamento è attualmente in fase di attuazione. Nel frattempo sono state adottate una serie di comunicazioni di approfondimento: "La protezione sociale nella cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea"; "Le radici della democrazia e dello sviluppo sostenibile: l'impegno dell'Europa verso la società civile nell'ambito delle relazioni esterne"; e "L'approccio dell'Unione alla resilienza: imparare dalle crisi della sicurezza alimentare".

La Relazione 2013 fa quindi il punto sul primo anno di applicazione del programma di cambiamento in relazione alle priorità individuate e delinea le prospettive.


Sicurezza alimentare e nutrizionale
Nel 2012 le persone senza una disponibilità sufficiente di cibo erano ancora 870 milioni. Nel 2012 l'UE si è impegnata a aiutare i paesi partner a ridurre di almeno 7 milioni entro il 2025 il numero di bambini affetti da ritardo della crescita. Il programma tematico sulla sicurezza alimentare dell'UE ha così stanziato 5 milioni di EUR per sostenere gli sforzi nazionali e garantire un adeguato apporto nutritivo dall'inizio della gravidanza fino al secondo anno di vita del bambino.


Protezione sociale

Troppo spesso le persone più vulnerabili non hanno accesso alle leve del benessere. Appena il 20% della popolazione mondiale gode di una protezione sociale adeguata, fattore essenziale per uno sviluppo sostenibile e duraturo. La cooperazione allo sviluppo può rafforzare le politiche e i sistemi di protezione sociale. Le proposte della Commissione a sostegno dei paesi partner mirano in particolare a introdurre strategie per la protezione sociale di base, a attuare misure in grado di creare posti di lavoro e migliori opportunità occupazionali e a orientare l'appoggio dell'UE verso la lotta contro le cause primarie dell'insicurezza sociale.

Sostegno ai paesi in transizione
L’UE si è impegnata a migliorare l'aiuto offerto dall'UE ai paesi partner in fase di transizione, ossia impegnati in importanti riforme politiche, sociali ed economiche, ritenendo particolarmente importante tener presente che i processi di transizione non sempre hanno un successo immediato e, in caso di insuccesso, comportano il rischio di provocare delle crisi e minacciare la stabilità della nazione o dell'intera regione interessata, come è accaduto recentemente in alcuni paesi arabi. Tali rivolgimenti si ripercuotono direttamente sugli Stati membri dell'UE, pertanto i paesi vicini dell'Unione europea che attraversano una fase di transizione necessitano di una maggiore attenzione e di un impegno specifico e più completo da parte dei paesi e delle istituzioni dell'UE ai diversi livelli. A tal fine l’Ue ha individuato attraverso la comunicazione “Sostegno dell'UE a un cambiamento sostenibile nelle società in fase di transizione” una serie di misure concrete con cui l'Unione può aiutare i paesi in transizione a realizzare riforme durature.

Energia sostenibile per tutti
Il sostegno alla realizzazione degli obiettivi dell'iniziativa ONU "Energia sostenibile per tutti" (SE4ALL) ha avuto grande centralità nel 2012 per l’UE. L’UE si è proposta l'ambizioso obiettivo di aiutare i paesi in via di sviluppo a fornire entro il 2030 servizi energetici sostenibili a beneficio di 500 milioni di persone. La Commissione, che ha impegnato 400 milioni di EUR per interventi nel settore dell'energia nell'Africa subsahariana tramite meccanismi di blending, dispensa assistenza tecnica per 65 milioni di EUR e erogherà altri 75 milioni di EUR per progetti di elettrificazione rurale nei paesi ACP. Grazie ai progetti già finanziati dal Fondo per l'energia in tutta la regione ACP, oltre 12 milioni di persone potranno usufruire di un accesso migliore a servizi energetici moderni.

Rio+20: verso un'economia più verde
In occasione della conferenza dell'ONU sullo sviluppo sostenibile (Rio+20) di giugno, l'UE ha sottoscritto impegni in numerosi settori: risorse idriche, oceani, terra e ecosistemi, condizioni di lavoro dignitose, protezione sociale, energia, agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare. La conferenza ha adottato la dichiarazione "The future we want", che per la prima volta riconosce l'importante ruolo di un'economia verde inclusiva per lo sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà.

Conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio
I progetti e i programmi dell'Unione contribuiscono a realizzare gli OSM ovunque nel mondo.
Nel complesso si registrano progressi notevoli verso la realizzazione degli OSM: stando agli ultimi dati disponibili, in vista del traguardo del 2015 è già diminuita della metà la popolazione mondiale affetta da povertà estrema. L'Unione ha avviato nel 2012 una serie di programmi nel quadro dell'iniziativa OSM. Con una copertura di 1 miliardo di EUR, l'iniziativa promuove progressi più rapidi verso il raggiungimento degli OSM in 36 paesi ACP finanziando il raggiungimento degli obiettivi più in ritardo e mettendo a disposizione dei paesi più meritevoli fondi ancorati ai risultati
Nel 2012 hanno avuto centralità i preparativi in vista dell'evento speciale annunciato dall'ONU per settembre 2013 per esaminare i progressi compiuti nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio e intavolare le discussioni su un nuovo quadro post 2015.

L'UE nel mondo
Complessivamente, una buona governance è un fattore imprescindibile di uno sviluppo inclusivo e sostenibile. In linea con il programma di cambiamento e la comunicazione congiunta "Diritti umani e democrazia al centro dell'azione esterna dell'Unione europea - Verso un approccio più efficace", l'Unione si è avvalsa dell'intera gamma di strumenti dell'azione esterna per favorire le riforme nei paesi in fase di transizione e intervenire attivamente nelle situazioni di crisi in modo da garantire stabilità e elezioni libere e eque. L'UE ha rotto le relazioni con i paesi che violano i diritti umani e ha imposto un ampio ventaglio di misure restrittive nei confronti dei regimi repressivi, dirigendo gli aiuti a beneficio della società civile e delle popolazioni colpite. Per fare un esempio, in Siria, a fronte dell'aggravarsi della crisi umanitaria e delle sistematiche violazioni dei diritti umani, l'UE ha sospeso l'assistenza finanziaria bilaterale e ha imposto un pesante pacchetto di sanzioni, indirizzando il sostegno direttamente alla popolazione colpita. Contemporaneamente, per permettere ai bambini siriani sfollati di frequentare la scuola, l'Unione ha varato un programma di 10 milioni di EUR.


Nuova politica europea di vicinato

La responsabilità reciproca e un impegno comune a favore dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto sono i principi ispiratori della nuova politica europea di vicinato (PEV), che si prefigge innanzitutto di favorire una "democrazia a tutti gli effetti".
Nel 2012 la risposta dell'UE alla primavera araba, evento che ha ridisegnato le sorti di buona parte del vicinato meridionale, è stata ispirata al principio del "more for more" secondo un approccio volto a incoraggiare i paesi partner che realizzano le riforme e si impegnano a consolidare la democrazia, approccio che trova applicazione pratica nell'ambito del programma SPRING.

Il 2013 è un anno cruciale per le discussioni sul quadro post 2015, anno indicato per gli Obiettivi del Millennio. L'obiettivo generale del nuovo quadro post 2015 è garantire un'"esistenza dignitosa per tutti" entro il 2030, sconfiggere la povertà in tutte le sue dimensioni (economica, sociale e ambientale) e assicurare al mondo un futuro sostenibile.

Certamente non sarà facile per l’UE perseguire questi obiettivi in un periodo tanto difficile per l’Europa e per il mondo complessivamente. Noi europei siamo sempre molto critici con noi stessi, non dobbiamo però dimenticarci che siamo riusciti, pur in anni di crisi profonda, ad essere ancora il maggior contributore al mondo per solidarietà con i paesi meno sviluppati e le popolazioni in difficoltà. Non dobbiamo scordarci che garantire un’esistenza dignitosa a tutti nel mondo significa anche mettere in sicurezza l’Europa oltre che salvaguardare agli occhi del mondo la stima nei confronti del modello europeo, ancora visto come esempio di democrazia, solidarietà ed eguaglianza sociale. I valori europei sono un patrimonio ed un a ricchezza, e non solo per l’Europa.

Stefania Fenati

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