I tre finalisti del Premio Sacharov

08.10.2013

I tre finalisti del Premio Sacharov

Malala Yousafzai ha 16 anni, è pakistana e l’anno scorso, esattamente il 9 ottobre,  è stata colpita da dei proiettili in volto durante un agguato talebano, rischiando la vita. Questo perché Malala non è solo una studentessa, ma lo è nella città di Mingora dove i talebani hanno bandito lo studio alle ragazze come lei. E lei, da quando ha 13 anni, si batte per il diritto ad un'istruzione estesa a tutti, scrivendo un blog e cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema. I proiettili hanno rischiato di sfigurarla, ma ora il suo viso è tornato come prima. E anche le sue battaglie non si sono fermate, anzi. Mentre era ricoverata a Londra, ha scritto un libro (“Io sono Malala. La mia battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne”) e conta di tornare presto nel suo paese per entrare in politica e difendere realmente gli interessi del popolo. A partire dall’istruzione per le bambine.

Edward Snowden è un ex tecnico della CIA noto a tutto il mondo come “spia” per aver rivelato al pubblico, nel giugno 2013, alcuni segreti relativi ai programmi di sorveglianza di Usa e Gran Bretagna. Ma mentre le spie non sono viste di buon occhio, Snowden è invece considerato dai più, una sorta di eroe proprio perché l’obiettivo del suo smascheramento era quello di “informare il pubblico su ciò che viene fatto in loro nome e quello che è fatto contro di loro". In effetti le sue rivelazioni sul PRISM (programma che permette alla NSA di accedere direttamente a mail foto, video, file di privati e aziende..) e non solo, hanno dimostrato che la sorveglianza americana è molto più invasiva di quanto sembri. Snowden, dopo essere stato accusato di spionaggio dal governo americano, ha vissuto per qualche mese ad Hong Kong ed è ora alla ricerca di asilo politico. Ultimo avvistamento a Mosca.

Ales Bialatski, Eduard Lobau e Mykola Statkevich sono tre dissidenti bielorussi, accusati dal governo di essere pericolosi criminali e per questo imprigionati. Cosa hanno fatto?
Ales Bialatski è attualmente in carcere e condannato a 4 anni e mezzo di prigione per aver usato i soldi del proprio conto bancario per sostenere il lavoro del Centro per i diritti umani "Viasna" in Bielorussia, di cui è presidente. Dal 2005 in Bielorussia agire in nome di un'organizzazione non registrata è diventato un reato punibile fino ad un anno di carcere, specialmente quando l'organizzazione in questione si permette di difendere i diritti del popolo, muovendo accuse contro il governo.
Eduard Lobau è un altro giovanissimo attivista bielorusso, colpevole per aver manifestato nel 2010 durante le elezioni presidenziali contro l’attuale presidente in carica Lukashenko, definito l’"ultimo dittatore d’Europa”. Dovrà scontare una pena di 4 anni e mezzo.
Mykola Statkevich era invece un candidato alle elezioni bielorusse del 2010. Leader del partito Socialdemocratico bielorusso, già imprigionato nel 2004 per aver indetto un referendum contro Lukashenko, ne uscì 3 anni dopo. Ma dopo le elezioni, è stato nuovamente arrestato e condannato a 6 anni, nonostante le precarie condizioni di salute.

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