Approfondimenti

I primi rastrellamenti nel ghetto di Varsavia
Nel 1952, la rivista trimestrale dell’Istituto Storico Ebraico di Varsavia pubblicò un manoscritto che l’intellettuale ebreo Giosuè Perle riuscì a nascondere prima di essere deportato. Intitolato La distruzione di Varsavia, il diario di Perle è una dettagliata cronaca delle deportazioni dal ghetto di Varsavia, iniziate il 22 luglio 1942. Il testo, al momento della sua pubblicazione, fece molto discutere a causa del durissimo giudizio che l’autore esprimeva sul Consiglio ebraico (Judenrat) e sui poliziotti ebrei del ghetto, che in un primo tempo (nell’illusione di salvare se stessi e le proprie famiglie) eseguirono diligentemente gli ordini dei nazisti.
Il canto del popolo ebraico massacrato
Nato nel 1886, Yitzhak Katzenelson divenne un intellettuale di spicco nell’ambito del movimento sionista attivo in Polonia. Rinchiuso nel ghetto di Varsavia, fu costretto ad assistere impotente alla deportazione di sua moglie e di due suoi figli a Treblinka, il 14 agosto 1943. Nel maggio del 1943, utilizzando un falso passaporto dell’Honduras, riuscì a trasferirsi in Francia, e qui scrisse in lingua yiddish – tra il 3 ottobre 1943 e il 17 gennaio 1944 – un terribile poema intitolato Il canto del popolo ebraico massacrato. Il 29 aprile 1944, insieme ad un altro figlio, Katzenelson fu deportato ad Auschwitz. Il testo che riportiamo è tratto dal canto n. 4 (dei 15 che, nell’insieme, compongono il poema); datato 26 ottobre 1943, descrive in forma poetica le deportazioni da Varsavia a Treblinka.
Le deportazioni, nel resoconto di Marek Edelman
Marek Edelmann fu uno dei capi della rivolta del ghetto di Varsavia nell’aprile 1943. Riuscì a salvarsi fuggendo attraverso la rete fognaria. Nel 1945, pubblicò un breve resoconto delle deportazioni e dell’insurrezione, intitolato Il ghetto lotta.
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Polonia, 1941. Poliziotti ebrei, nel ghetto di Varsavia. Fotografia di Joe J. Heydecker.

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