Il centro per l'eutanasia di Hartheim

Il castello
Austria, 2000. Il castello di Hartheim.Tra l’Aktion T-4 e l’Aktion Reinhard esiste un preciso e robusto legame di continuità: praticamente tutti i 96 tedeschi che lavorarono a Belzec, Sobibor e Treblinka avevano fatto apprendistatodi assassinio nei centri per l’eliminazione dei malati mentali. Tra questi luoghi, tuttavia, Hartheim occupa forse un posto speciale, dal momento che fu sede di servizio sia di Christian Wirth, sia di Franz Stangl.

Il villaggio di Hartheim si trova in Austria, nei pressi della città di Linz. La ristrutturazione del locale castello, in funzione dell’eutanasia, venne ultimata nella primavera del 1940; verso la fine di maggio (o, secondo altre versioni, già in aprile) ebbero luogo le prime eliminazioni con il gas. Al castello di Hartheim, nell’ambito dell’operazione T-4, fino all’agosto 1941 furono uccisi circa 18 000 malati di mente. Le camere a gas, dopo questa data (cioè dopo la fine ufficiale del progetto di eutanasia) non si fermarono, in quanto il centro divenne sede di esecuzione dei detenuti di Mauthausen e Gusen ritenuti inabili al lavoro. I prigionieri venivano selezionati nei due campi dal direttore di Hartheim, dott. Rudolf Lonauer (che infine si suicidò, il 5 maggio 1945) e dal dott. Georg Renno, suo collaboratore, che dopo la guerra riuscì a sfuggire alla giustizia. Pare che il numero di questi prigionieri selezionati ed uccisi ad Hartheim sia di 4 608.

Il castello era stato usato fin dal 1898 come ospizio per ragazzi handicappati, gestito da un ordine di suore (le Sorelle della Misericordia). Nel 1939, le autorità confiscarono il palazzo; i 200 ragazzi vennero dapprima spostati in altri istituti, e poi riportati ad Hartheim per essere eliminati: nel maggio (o giugno) 1940, furono tra le prime vittime del centro, appena entrato in funzione.
La distanza come alibi

Gli abitanti del villaggio non impiegarono molto tempo a intuire le nuove attività che si svolgevano nel palazzo. Circa due settimane dopo l’inizio delle cremazioni (quando il denso e puzzolente fumo nero che usciva dalla ciminiera era oggetto della perplessità generale) un funzionario di polizia in servizio al castello (Wirth) convocò un’assemblea di tutta la popolazione locale e spiegò loro che all’interno del castello veniva prodotta una sostanza chimica oleosa, indispensabile per il funzionamento dei sommergibili; pertanto, chi avesse diffuso assurde voci sulla distruzione di cadaveri umani sarebbe stato mandato a Mauthausen.

Per funzionare, il centro di Hartheim aveva un personale di circa 70 persone. Quasi tutte erano iscritte al partito nazista, erano state scelte per conoscenze personali ed erano state assegnate al castello senza conoscere che tipo di lavoro avrebbero dovuto svolgere. Oltre ai medici e ai poliziotti, c’erano gli autisti degli autobus che ritiravano i malati alla stazione ferroviaria e li conducevano al castello, le infermiere che introducevano i nuovi arrivati nelle camere a gas, l’addetto alla cremazione dei corpi e il lattoniere che preparava le placche da applicare sulle urne contenenti le ceneri. Infine, vi erano 10-12 segretarie, incaricate di scrivere le lettere che comunicavano ai parenti il decesso del malato, attribuendolo a cause naturali (polmonite, insufficienza cardiaca, ecc.). Dopo la guerra, queste persone si proclamarono assolutamente innocenti, dicendo che non avevano mai materialmente introdotto la sostanza tossica; in realtà, per funzionare, il meccanismo dell’eutanasia aveva avuto bisogno del contributo di tutti loro.

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