Gli ebrei responsabili della sconfitta tedesca nel 1918

In questo passo del Mein Kampf, Hitler presenta la sua decisione di diventare un uomo politico come una specie di rivelazione profetica, conseguenza della notizia della disfatta. A suo giudizio, il Reich era stato pugnalato alla schiena dai marxisti, manovrati dagli ebrei.

Miserabili criminali !

Quanto più in quest'ora io cercavo di chiarirmi gli avvenimenti, tanto più mi bruciavan dentro  vergogna e indignazione. Che cos'era lo strazio privato dei miei occhi, commisurato a tale desolazione?

Ciò che seguì, furono giorni orrendi e più orrende notti - ché sapevo che ogni cosa era perduta. Solo dei pazzi, o dei bugiardi e dei criminali, potevano sperare nella generosità del nemico.   In quelle notti crebbe in me l'odio contro i colpevoli di quel misfatto.

In quei giorni io previdi quale doveva essere il mio destino. E dovevo sorridere al pensiero di  come, poco prima, il mio destino mi valesse ancora gravi preoccupazioni. Non era ingenuo pensare di fabbricare delle case, su tali fondamenta? Finalmente capii che si era avverato ciò che avevo tanto spesso temuto; ma che solo per un pudore sentimentale non avevo voluto credere.

L'imperatore Guglielmo II° aveva teso come primo imperatore tedesco la mano al condottiero del marxismo, in segno di pace, senza intuire che siffatti farabutti non hanno onore. Mentre la  mano imperiale posava ancora nella sua, già l'altra cercava il pugnale.

Cogli ebrei non c’è modo alcuno di patteggiare; ma soltanto un durissimo sì o no.

Così decisi di diventare uomo politico. 

(A. Hitler, La mia vita, Milano, Bompiani, 1939, p. 223. Traduzione di B. Revel)

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