La Baviera tra comunisti e nazionalisti

La rivoluzione di Monaco
Monaco di Baviera, aprile 1919. Gruppi di operai armati.Il 13 aprile 1919, un comitato rivoluzionario comunista tentò di istituire a Monaco e nel resto della Baviera una repubblica sovietica. L’esperimento durò appena due settimane, ma si segnalò per l’estrema violenza degli eventi. Da parte bolscevica, l’episodio più grave fu l’esecuzione di otto esponenti nazionalisti, detenuti come ostaggi. Sul versante opposto, invece, va ricordata la spietata durezza con cui l’esercito e i Freikorps repressero la rivoluzione. Nella loro offensiva contro i rossi, i nazionalisti fecero appello agli studenti liceali affinché si unissero alle forze contro rivoluzionarie. Questi ragazzi erano quasi tutti d’estrazione borghese, o comunque di alto ceto sociale; molti di loro, inoltre, erano iscritti al movimento dei Wandelvögel, che andava assumendo connotati sempre più nazionalistici.

Tra i rivoltosi, almeno 606 (di cui 335 civili, e tra questi tutti i principali leaders comunisti) furono giustiziati sommariamente oppure condannati a morte. I tribunali distribuirono circa 6000 anni di carcere, condannando 65 imputati ai lavori forzati, altri 1763 al carcere e 404 a forme meno gravi di detenzione.

Hitler a Monaco

Dopo la disfatta, Hitler tornò a Monaco il 21 novembre 1918. Per diversi mesi, si tenne in disparte, preoccupato solo di ritardare il proprio congedo, visto che il servizio militare era il suo primo vero e stabile impiego. Ovviamente, non aderì alla rivoluzione comunista di Monaco, ma non cercò neppure avventure emozionanti in qualche Corpo franco. Nella sua autobiografia, dice che subito dopo aver appreso, in ospedale, a Pasewalk, le modalità della disfatta tedesca, decise di dedicarsi all’attività politica. In realtà, la decisione fu presa in modo graduale, a Monaco, negli anni 1919-1920.

Dapprima Hitler fu impiegato dall’esercito come propagandista anti-bolscevico, con il compito di convincere le truppe a non sostenere mai più, in futuro, alcun tentativo rivoluzionario. Questo tirocinio di oratore militare fu un’esperienza fondamentale: per la prima volta, Hitler scoprì di avere un grande talento. Nei suoi discorsi politici finalizzati a nazionalizzare le truppe (l’espressione è dello stesso Hitler), si soffermava su problemi economici, sulla prima guerra mondiale, sulle prospettive di pace... Trattando di tutti questi problemi, l’accento di Hitler cadde sempre più spesso sulle colpe e le responsabilità degli ebrei, complice anche un ambiente – quello bavarese – quanto mai recettivo nei confronti di questo tema.

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