Agosto 1914: un miracolo emotivo

La comunità nazionale
foto56bis.jpgLa società moderna, divenuta sempre più complessa col progredire della industrializzazione, è profondamente diversificata, stratificata, per non dire lacerata da conflitti di interesse e da contrasti di ogni genere fra gruppi sociali differenti. Per un momento, nell’agosto 1914, al momento dello scoppio della guerra, apparvero improvvisamente irrilevanti tutte le distinzioni politiche e sociali valide fino agli istanti immediatamente precedenti il conflitto. Lo scoppio della guerra generò, per così dire, una sorta di miracolo emotivo, suscitando un rinnovato senso della comunitànazionale: dimenticati temporaneamente tutti i contrasti, i tedeschi (ma il discorso vale, identico, per i francesi, gli inglesi, gli austriaci, ecc.) si percepirono come una realtà omogenea, chiamata a combattere una comune battaglia e ad affrontare un comune destino.

Nella posteriore esperienza storica nazista, l'agosto 1914 resterà un modello, e il Partito si sforzerà di ricreare in continuazione quell'atmosfera satura di entusiasmo patriottico e di spiritualità  nazionale, capaci di elevarsi dai grezzi problemi materiali (la divisione della società in classi contrapposte) alle sublimi vette della lotta per il trionfo del popolo germanico su tutti gli altri. Le grandi parate e le maestose liturgie di massa svolgeranno, negli anni Trenta, proprio questa funzione aggregante, questo ruolo di trasformazione di tanti individui socialmente differenti (e, quindi, potenzialmente aperti al conflitto reciproco) in un unico organismo vivente e compatto: il popolo tedesco.

Il principio del Führer

Nel giorno della dichiarazione di guerra, il Kaiser Guglielmo II coniò uno slogan estremamente efficace: <<Non vedo più partiti. Vedo solo tedeschi>>. Da molti cittadini del Reich, questa frase del kaiser venne interpretata come un rifiuto del parlamentarismo, della democrazia e del principio liberale dell'inviolabilità dei diritti dell'uomo. La proclamazione della fine deipartiti, in effetti, poteva aprire la strada al principio secondo cui tutti i tedeschi, in modo ordinato e disciplinato, dovevano rinunciare ad ogni forma di partecipazione politica, affidandosi alla guida di un leader, capace di condurre il popolo verso il suo destino. Dietro il principio della <<fine dei partiti>> faceva capolino, in fondo, il principio del Führer, l'idea dell'obbedienza incondizionata al capo supremo della nazione.

Proseguendo coerentemente su tale strada, però, il singolo individuo viene completamente privato della sua facoltà di critica e della sua libertà di espressione: chi osa criticare il leader viene considerato un pericolo per il popolo, accusato di tradimento e infine trattato come un nemico, cioè messo in condizione di non nuocere. 

Come il miracolo emotivo dell’agosto 1914 può essere considerato il modello delle grandi liturgie di massa naziste, così l’accusa di tradimento rivolto ai nemici della comunità nazionale giustificherà l’introduzione dei lager.

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