Un matrimonio misto privilegiato

La dottoressa Lilli Jahn era la moglie ebrea di un uomo tedesco ariano, nell’ambito di un matrimonio misto privilegiato. Anche se i figli dei coniugi Jahn non dovettero mai portare la stella gialla, né subirono discriminazioni di sorta, Lilli dovette abbandonare il proprio lavoro di medico. Col passar del tempo, i due coniugi si trovarono completamente isolati, all’interno del loro paese. Emarginato ed esasperato, il marito iniziò a frequentare una collega ariana. La nuova relazione fu ben presto notata dalle autorità naziste locali, come emerge dalla seguente comunicazione, spedita il 20 gennaio 1942 dal sindaco di Immenhausen, vicedirettore del locale gruppo della NSDAP, ai propri superiori di Hofgeismar.

L’8 ottobre 1942, i due coniugi decisero di divorziare. Nelmarzo 1944, Lilli Jahn venne deportata ad Auschwitz II – Birkenau, ove morì nel giugno 1944.

 

Al direttore circondariale dell’NSDAP di Hofgeismar.

Con riferimento alla Sua lettera no. 138/42 del 17 gennaio 1942 riguardo ai matrimoni misti privilegiati, Le comunico che la popolazione è molto indignata giacché la moglie del medico locale (un’ebrea al cento per cento) non ha l’obbligo di portare la stella di David. La suddetta ebrea sfrutta tale vantaggio per viaggiare spesso indisturbata fino a Kassel in una carrozza di seconda classe. La popolazione sarebbe molto lieta se si ponesse rimedio a tale situazione.

Le comunico altresì che, nel caso dell’ebrea in questione, sarebbe possibile prendere in considerazione un allontanamento, poiché suo marito (un medico) intrattiene una relazione con una dottoressa ariana che nelle prossime settimane gli darà un figlio. Se l’ebrea venisse allontanata, la dottoressa ariana potrebbe attendere al governo della casa del medico Jahn. Forse sarebbe opportuno convocare quest’ultimo per discutere la faccenda di persona. Si potrebbe così fare in modo che scompaia l’unica ebrea ancora residente qui.

Heil Hitler!

Grob

Vicedirettore del gruppo locale

 

(M. Doerry, Lilli Jahn. Il mio cuore ferito. Lettere di una madre dall’Olocausto, Milano, Rizzoli, 2003, pp. 126-127. Traduzione di R. Zuppet)

Azioni sul documento