I problemi delle truppe, tra propaganda e realtà

I militari che parteciparono alla guerra d’Etiopia hanno lasciato una notevolissima quantità di scritti di memorialistica. Allo stato attuale delle ricerche, sono stati censiti almeno 300 testi, scritti per lo più da ufficiali delle regioni del Nord e del Centro. La maggior parte di questo materiale fu pubblicata verso la fine degli anni Trenta e quindi si esprime con formule ed espressioni tipiche della propaganda fascista. Eppure, al di là della retorica, è in genere possibile cogliere i gravi problemi logistici che i soldati dovettero affrontare e risolvere, nel corso del conflitto.

Gli Ascari hanno intravveduto in lontananza nella luce violetta del tramonto una mandria di bovini e l’hanno catturata in pieno. Son centoventi capi di bestiame grasso, ben pasciuto dall’erbetta dello Scirè. Giusto la truppa è corto di viveri. Invece di disturbare gli aerei e consumare benzina sanzionista si organizza un grande macello all’aria aperta. - Per cucinare la carne, arrangiatevi!, dicono gli ufficiali. E i Fanti e i Legionari [= i soldati della Milizia Volontaria Fascistan.d.r.] si arrangiano.

La campagna si empie di fuocherelli. A gruppi di quattro o di otto, ognuno col suo bravo quarto di spalla o di culatta, i soldati vanno in cerca di sassi per accomodarsi un focolare di fortuna e di legna per il fuoco. Qualche gruppo sibarita spinge la sua raffinatezza fino a confezionarsi uno spiedo. [...] Il Corpo d’Armata consuma gaiamente il suo rancio.

Manca il sale. Manca il pepe. E chi se ne frega! La carne è buona e sugosa. I Fanti e i Legionari la condiscono con il loro appetito ventennale. Da una forra è venuta fuori un po’ d’acqua. Due dita per ognuno. E contentiamoci!

(N. Labanca, Una guerra per l’impero. Memorie della campagna d’Etiopia 1935-36, Bologna, Il Mulino, 2005, p. 78)

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