La dinamica della guerra
Fronte Nord e fronte Sud
De Bono aveva a propria disposizione più di 110 000 soldati nazionali e circa 50 000 ascari; Graziani comandava appena 25 000 italiani e 30 000 soldati indigeni. Il fronte somalo, in effetti, era considerato secondario, a causa sia della carenza di porti ai quali inviare i rifornimenti, sia per il clima torrido, difficilissimo da sopportare per gli europei.
Dopo alcuni iniziali successi, De Bono rallentò la propria avanzata e ordinò la costruzione di un complesso sistema di fortificazioni, finalizzato a bloccare un eventuale contrattacco nemico. Per di più, a causa delle pessime condizioni delle strade e della carenza di infrastrutture portuali, gran parte dei mezzi e dei materiali si trovava ancora sulle banchine di Massaua, o addirittura nelle stive delle navi.
Mussolini decise allora di sostituire De Bono con Badoglio, mentre Graziani cercò in ogni modo di approfittare della situazione di stallo creatasi a Nord, per produrre una propria immagine di generale nuovo: fascista, dinamico e moderno. La propaganda del regime si appropriò avidamente di alcuni successi parziali ottenuti da Graziani sul fronte somalo, per dimostrare agli italiani che l’offensiva fascista era inarrestabile e comunque vittoriosa.
La conquista di Addis Abeba
Badoglio poté contare finalmente su tutte le risorse militari mobilitate dal regime. Pertanto, negli mesi del 1935 e all’inizio del 1936, dapprima respinse la controffensiva etiopica, e poi attaccò le diverse armate etiopiche, sconfiggendole. All’inizio di aprile, la situazione del negus era disperata, ma l’avanzata italiana avrebbe incontrato gravissime difficoltà, se fosse sopraggiunta la stagione delle piogge. Pertanto, Badoglio ordinò di puntare il più in fretta possibile sulla capitale, dando vita a quell’episodio che la retorica fascista chiamò poi la marcia della ferrea volontà.
Addis Abeba fu raggiunta la sera del 2 maggio 1936. Tuttavia, i primi ad arrivare furono reparti di ascari. Mussolini e Badoglio concordarono sul fatto che non potevano essere questi soldati africani ad entrare trionfalmente nella capitale, che dunque fu lasciata nel caos più completo per tre giorni, fino a quando non arrivò Badoglio stesso con le truppe nazionali.