L'annuncio dell'internamento degli ebrei stranieri

Nella seduta della giunta dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane tenutasi il 30 maggio 1940, il presidente Dante Almansi comunicò le intenzioni del governo fascista di rinchiudere gli ebrei stranieri in uno speciale campo di concentramento, che era in via di allestimento a Ferramonti di Tarsia (in provincia di Cosenza). La collocazione geografica di questo campo – all’estremità meridionale della penisola – permise la salvezza della maggior parte degli internati, che sfuggirono all’occupazione tedesca e furono liberati dagli inglesi il 14 settembre 1943. Almeno 141 ebrei concentrati a Ferramonti, però, erano stati in precedenza trasferiti nell’Italia centro-settentrionale. Arrestati dai nazisti, furono deportati in Germania verso la fine del 1943. Tornarono in 11.

Lo stato di guerra ha indotto il governo a prendere dei provvedimenti nei confronti dei profughi ebrei stranieri i quali verranno accentrati in una località dell’Italia meridionale e precisamente a Tarsia (provincia di Cosenza), dove dovranno restare anche a guerra ultimata per essere trasferiti di là nei paesi disposti a riceverli. Il provvedimento verrà attuato in due tempi: prima uomini e donne verranno separatamente avviati in diverse località del Regno, poi verranno riuniti nella località definitiva suaccennata ricostituendo le singole famiglie in appositi baraccamenti. Anche gli apolidi vengono considerati alla stregua degli stranieri se venuti in Italia dopo il 1919.

(C.S. Capogreco, “L’entrata in guerra dell’Italia e l’internamento degli ebrei stranieri: il campo di Ferramonti”, in C. Di Sante(a cura di), I campi di concentramento in Italia. Dall’internamento alla deportazione (1940-1945), Milano, Franco Angeli, 2001, p. 83)

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