I protocolli dei savi di Sion

Finalità e caratteristiche
Monaco di Baviera, 1937-1938. Manifesto della mostra antisemita L’eterno ebreo. Il frustino sta ad indicare che, per i nazisti, l’obiettivo degli ebrei era il dominio del mondo. Come strumenti, usavano in maniera intercambiabile sia l’oro (cioè la finanza e il capitalismo) sia il comunismo. Nell’estate 1938, una mostra simile fu allestita anche a Vienna.Nel 1903, venne pubblicato in Russia un piccolo testo, destinato a fare il giro del mondo e addirittura a diventare, nel periodo tra le due guerre mondiali, l’opera più diffusa e stampata in tutto il mondo, dopo la Bibbia. Intitolato Protocolli dei Savi Anziani di Sion, l’opuscolo descriveva il grandioso piano per la conquista del potere mondiale che gli ebrei avrebbero messo a punto in alcune riunioni segretissime, di cui i Protocolli pretendevano di essere i verbali ufficiali. Di fatto, in quel testo si presentavano tutte le correnti di opposizione allo zarismo (il liberalismo non meno del socialismo) come sovvenzionate e controllate dagli ebrei, come strumenti di cui essi si servivano per scalzare l'autorità dell'imperatore più cristiano d'Europa e fare della Russia una base da cui continuare poi la loro lotta per la conquista del potere mondiale.

L'impero russo ospitava, nell' 800, la più grande colonia ebraica del mondo (composta da circa 5 milioni di individui). Poiché il tradizionale antisemitismo,  di matrice cristiana, era quanto mai diffuso fra le religiosissime masse russe, indicando negli ebrei i veri manovratori dell'opposizione (e, più in generale, di tutti coloro che proponevano un rinnovamento politico e sociale della Russia) l’editore dei Protocolli si propose di screditare tutte le forze riformatrici e di impedire che le loro idee attecchissero fra la popolazione.

Una simile concezione venne ripresa dai Bianchi, che negli anni 1918-1920 compirono numerosi massacri di ebrei, durante la guerra civile contro i Rossi, proprio in virtù dell’equazione tra ebrei e bolscevichi.

Storia di un falso

La conquista del potere da parte dei bolscevichi, nel 1917, fu un terribile trauma per la borghesia di tutti i paesi europei. Che un governo comunista avesse potuto instaurarsi a Mosca e, da lì, minacciasse di estendere la sua rivoluzione a tutto il continente (per non dire al mondo intero) parve un fatto spaventoso e terrificante. L' 8 maggio 1920, l’autorevole quotidiano Times di Londra dedicò un lungo articolo ai Protocolli dei Savi Anziani di Sion e considerò seriamente l’ipotesi che la rivoluzione russa fosse il primo passo compiuto dagli ebrei, nel loro sforzo di giungere al dominio mondiale.

Nell'agosto del 1921, però, un giornalista dello stesso Times (Philip Graves) provò in modo indiscutibile che i Protocolli erano un clamoroso falso, costruito mediante il plagio di un libello intitolato Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu. Composto in francese nel 1864 da Maurice Joly e privo in origine di qualsiasi riferimento agli ebrei, il libretto si proponeva di denunciare i sistemi dittatoriali di Napoleone III.

Fino ad alcuni anni fa, era opinione corrente che la trasformazione del Dialogo di Joly in un’opera antisemita come i Protocolli fosse stata compiuta a Parigi, da agenti della polizia zarista, negli anni 1897-1898. Studi recenti, però, preferiscono collocare l’operazione di costruzione del falso in Russia, a San Pietroburgo, nel 1902.

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