La superiorità dell'uomo ariano

L’opera principale di Hitler - Mein Kampf (La mia battaglia) - è composta di due tomi. La prima parte ha un taglio autobiografico e si sforza di presentare Hitler come un eroe e un profeta, che gradualmente forgia la propria concezione del mondo e scopre di essere chiamato a diventare il redentore della Germania. Questa parte (intitolata Mein Leben, cioè La mia vita) fu iniziata nel luglio 1924, in carcere. Hitler non scriveva, nel senso stretto del termine, il testo: lo dettava a Rudolf Hess. Una volta stesi, i vari capitoli erano poi letti a voce alta agli altri detenuti che condividevano le idee di Hitler, in modo da accreditarlo come leader indiscusso dell’estremismo nazionalista. La seconda parte – denominata Mein Kampf, titolo che poi sarebbe stato esteso all’opera nel suo complesso – fu stesa nel 1925.

Tratto dal cap. 11 (Popolo e razza) di Mein Leben, il passo seguente è la dichiarazione più esplicita che Hitler abbia mai fatto delle proprie convinzioni razziste.

E' una discussione oziosa [= inutile - n.d.r.] quella che vuol ricercare quale razza fosse la originaria portatrice della cultura umana; cioè l'autentica fondatrice di ciò che noi chiamiamo in sintesi: umanità. E' molto più semplice impostare questo problema sul tempo d'oggi; in questo caso la risposta appare facile ed evidente. Ciò che noi vediamo oggi, in materia di cultura o d'arte o di scienza o di tecnica è quasi esclusivamente il prodotto geniale dell'ariano. E ciò ci conduce alla conclusione ovvia che egli solo è stato il fondatore dei valori umani più alti e rappresenta quindi il prototipo di ciò che noi designamo con la parola uomo. Egli è il Prometeo dell'umanità, dalla cui fronte radiosa scoccò in ogni tempo la scintilla del genio, accendendo ogni volta la fiaccola che illuminò di conoscenza la notte del silenzioso mistero; e così preparò la strada all'umanità, per dominare le altre creature terrene. Lo si elimini - e quella oscurità tornerà ad avviluppare di nuovo la terra, la cultura umana tramonterà e il mondo si rifarà deserto... Se si potesse dividere l'umanità in tre specie: fondatori di cultura, portatori di cultura e distruttori di cultura, il rappresentante della prima non potrebbe essere che l'ariano. Da lui derivano i fondamenti e le mura di ogni costruzione umana. [...]

La formazione di culture superiori presupponeva l'esistenza di uomini inferiori, in quanto la mancanza di strumenti tecnici doveva essere da questi sostituita. Certo, la prima cultura dell'umanità non poggiava tanto su bestie addomesticate, quanto sull'impiego di uomini inferiori. Solo dopo la riduzione a schiavitù delle razze sottomesse, lo stesso destino colpì anche gli animali; e non viceversa, come molti potrebbero credere. Toccò prima al vinto mettersi all'aratro - e solo più tardi al cavallo. Solo dei pacifisti vaneggianti possono considerare ciò come un segno di malvagità umana; e non sanno vedere che quella tappa fu necessaria per giungere finalmente a un livello, dall'alto del quale questi apostoli possono offrire al mondo le loro ricette di salvezza. [...]

Ma quanto più i soggetti cominciarono a elevarsi, e probabilmente ad avvicinarsi anche linguisticamente al conquistatore, tanto più presto cadde la netta separazione tra padrone e servo. L’ariano rinunciò alla purezza del suo sangue, e perse il suo soggiorno nel paradiso, che egli stesso si era costruito. Si degradò colla mescolanza delle razze, perdette gradatamente le sue qualità di cultura, finché cominciò a rassomigliare ai sottomessi, non solo spiritualmente, ma anche fisicamente. Per qualche tempo egli poté ancora consumare le riserve di cultura, poi subentrò l’involuzione, e l’eroe scomparve nell’oblio. A questo modo crollano le culture e i regni, per dar posto libero a nuovi Stati.

La mescolanza di sangue e la conseguente diminuzione del livello della razza è l’unica causa della morte delle antiche culture; gli uomini non si distruggono in conseguenza di guerre perdute, ma soltanto per la perdita di quella forza di resistenza che è peculiare a un sangue puro.

Chi non è di buona razza in questa terra, è loglio. Tutta la storia del mondo è soltanto l’estrinsecazione dell’istinto di conservazione delle razze, in senso buono o cattivo.

(A. Hitler, La mia vita, Milano, Bompiani, 1939, p. 315 e 320-321. Traduzione di B. Revel)

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