Mein Kampf

La razza ariana
Germania, 1923. Alcuni bambini usano come giocattoli pacchi di banconote prive di ogni valore.Hitler fu processato per alto tradimento e condannato a scontare cinque anni di carcere nella fortezza di Landsberg, in Baviera. Qui, nel luglio del 1924, iniziò a scrivere la prima parte - prevalentemente autobiografica - di un libro che, intitolato Mein Kampf (= La mia battaglia), doveva completare nel 1925.

Nel libro di Hitler si trovano poche e semplici idee. Ben coordinate tra loro, formano un complesso ideologico organico e coerente, al quale Hitler restò fedele sino alla morte. Al centro del pensiero di Hitler sta il razzismo, cioè l’idea secondo cui esiste una precisa gerarchia fra gli esseri umani. La razza ariana occupa un posto di assoluta superiorità: se disgraziatamente dovesse estinguersi, con lei perirebbe di fatto l’intero genere umano. Tutto ciò che, nel corso della storia, è stato creato di nobile e di grande, per Hitler era opera di popoli o individui ariani. Solo questi soggetti storici possono essere definiti creatori di civiltà. Gli altri popoli, al massimo, possono tentare di imitare gli ariani; oppure – si pensi agli ebrei - distruggono quanto gli ariani hanno costruito.

Per gli ariani, il pericolo supremo era rappresentato dall’inquinamento razziale, cioè dall’unione con razze inferiori. In politica interna, secondo Hitler, il compito supremo dello Stato era quindi la difesa della purezza della razza da ogni contaminazione. Lo Stato, semmai, doveva preoccuparsi del miglioramento della razza; a questo scopo, fin dal 14 luglio 1933 fu introdotta in Germania una minuziosa legislazione che imponeva la sterilizzazione forzata degli alcolisti acuti e di tutti coloro che fossero affetti da malattie ereditarie.

Lo spazio vitale

Per quanto riguarda la politica estera, Hitler  affermava che la Germania avrebbe potuto raggiungere una vera e duratura (millenaria) prosperità solo se fosse riuscita a conquistare quello che viene chiamato lo spazio vitale. Con tale espressione, Hitler designava un vasto impero, il cui primo scopo sarebbe stato quello di fornire i mezzi (alimenti e materie prime, ad esempio) per lo sviluppo del volk (popolo) tedesco. Quanto al territorio in cui lo spazio vitale avrebbe dovuto essere trovato, Hitler non ebbe mai dubbi: rinunciando ad ogni obiettivo coloniale extra-europeo, Hitler si indirizzò fin dall'inizio della sua carriera, e senza mai mutare il proprio orientamento di fondo, verso gli immensi spazi russi, abitati - ai suoi occhi - da popoli razzialmente inferiori rispetto agli ariani, cioè dagli slavi, guidati e manipolati dai marxisti ebrei.

L'obiettivo finale di Hitler era la costruzione di un gigantesco impero continentale germanico, cioè la dominazione del popolo tedesco sulle masse slave, decimate e ridotte a servire, in condizioni di semi-schiavitù, la superiore razza padrona.

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