L'autodifesa di Hitler

Il processo contro gli autori del tentativo di colpo di stato messo in atto il 9 novembre 1923 iniziò a Monaco di Baviera il 26 febbraio 1924. Per Hitler fu un trionfo: riuscì ad attirare su di sé tutta l’attenzione della corte e della stampa, a mettere in ombra imputati ben più famosi di lui (tra cui il generale Erich Ludendorff, eroe della prima guerra mondiale) e a proclamare il suo disegno politico all’intera opinione pubblica tedesca.

Come sono meschini i pensieri degli uomini di poco conto! Credetemi, io stimo che non valga la pena di combattere per ottenere un portafoglio ministeriale. Io non considero veramente grande un uomo che pretende di passare alla storia per aver cercato di diventare un ministro. Così si corre il rischio di essere seppellito e dimenticato insieme a mille altri ministri. Il mio fine è stato, fin dall’inizio, di diventare mille volte più di un ministro. Io ho voluto essere il distruttore del marxismo. Questo è il compito che mi sono prefisso, e se ci riuscirò, darmi il titolo di ministro sarà una cosa assurda. [...] La modestia qui è fuori luogo. E’ forse immodesto da parte di un lavoratore cercarsi un lavoro pesante? E’ forse presuntuoso l’uomo di alto intelletto che passa le sue notti lavorando per recare al mondo il dono di una sua invenzione? L’uomo che si sente chiamato a governare un popolo non ha il diritto di dire: se mi volete o se mi chiamate io collaborerò. No! Il suo dovere è farsi avanti. [...]

Credo che giungerà alla fine l’ora in cui le masse che oggi sono nelle vie con la nostra bandiera dalla croce uncinata, si uniranno a quelli che hanno sparato su di loro... Fui lieto di apprendere che era stata la polizia dalle uniformi verdi ad aprire il fuoco, che non era stata la Reichswehr [= l’esercito – n.d.r.] a macchiarsi a tal segno; la Reichswehr rimane senza macchia, come prima. Verrà il giorno in cui la Reichswehr sarà tutta al nostro fianco, ufficiali e soldati. [...]

L’esercito che noi abbiamo formato cresce di giorno in giorno... Spero, col massimo orgoglio, che verrà l’ora in cui queste rudi compagnie diventeranno dei battaglioni, i battaglioni diventeranno a loro volta reggimenti e i reggimenti divisioni, in cui la vecchia insegna sarà innalzata dal fango e le vecchie bandiere sventoleranno di nuovo, allorché si realizzerà la riconciliazione dinanzi a un giudizio finale che noi siamo pronti ad affrontare. [...]

Non sarete voi, signori, a pronunciare la sentenza. La sentenza verrà emessa dal tribunale eterno della storia. Conosco quale sarà la vostra. Ma il tribunale al quale alludo non ci chiederà: avete o non avete commesso un alto tradimento? Il tribunale eterno della storia giudicherà il quartiermastro generale della vecchia armata [Ludendorff], i suoi ufficiali e soldati che come tedeschi hanno voluto soltanto il bene della loro patria e del loro popolo e che hanno ambito unicamente a combattere e morire. Voi potete considerarci mille volte colpevoli, ma la dea del tribunale eterno della storia sorriderà e ridurrà in miseri brandelli la requisitoria del vostro procuratore e la sentenza che voi pronuncerete. Perché la storia ci assolve.

(W. L. Shirer, Storia del Terzo Reich, Torino, Einaudi, 1962, pp. 87-88. Traduzione di G. Glaesser)

Azioni sul documento