Il discorso sull'individualismo del presidente Hoover

Il presidente americano Herbert Hoover pronunciò il cosiddetto Discorso sull’individualismo nel 1928. Le sue parole possono essere considerate il canto del cigno del liberismo economico: un anno dopo, l’idea che lo Stato dovesse del tutto astenersi dalla dinamica economica era screditata dal fatto che il mercato, lasciato a se stesso, non era in grado di uscire dalla più grave crisi che il sistema capitalistico abbia mai conosciuto.

Quando la guerra finì, il più vitale di tutti i problemi, sia nel nostro paese che in tutto il mondo, consistette nel decidere se i Governi dovessero continuare coi sistemi del tempo di guerra, a gestire cioè i molti strumenti di produzione e distribuzione. Ci trovavamo di fronte alla scelta in tempo di pace fra il sistema americano dell'individualismo assoluto e una filosofia europea fondata su dottrine diametralmente opposte: le dottrine del paternalismo e del socialismo di stato. L'accettazione di queste idee avrebbe significato la distruzione dell'autogoverno attraverso l'accentramento del governo. Avrebbe significato il sabotaggio dell'iniziativa individuale e dello spirito di intrapresa, grazie a cui la nostra gente ha raggiunto altezze senza precedenti.

Fin dall'inizio, il Partito Repubblicano si allontanò risolutamente da queste idee e da queste pratiche del tempo di guerra [...]. Quando il Partito Repubblicano  conquistò il potere, tornò risolutamente alla nostra concezione fondamentale dello Stato e dei diritti e responsabilità dell'individuo. In tal modo restaurò la fiducia e la speranza nel popolo americano, liberò e stimolò lo spirito di iniziativa, riportò il Governo alla sua posizione di arbitro anziché di giocatore nella partita economica. Per queste ragioni gli Americani hanno progredito mentre il resto del mondo si è fermato ed alcuni paesi hanno fatto dei passi indietro. Se qualcuno studierà le cause del ritardato recupero in Europa, troverà che molto è dovuto alla frustrazione dell'iniziativa privata da un lato, e al sovraccarico di funzioni economiche dello Stato dall'altro.

(M. Bendiscioli - A. Gallia, Documenti di storia contemporanea 1815-1970, Milano, Mursia, 1970, p. 347)

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