Il bolscevismo giudaico
Dalla Russia alla Germania
Probabilmente, fu Rosenberg a far conoscere a Hitler i Protocolli dei savi anziani di Sion, che Hitler utilizzò come fonte per alcuni dei suoi primi discorsi pubblici (le somiglianze sono forti soprattutto nel discorso pronunciato il 13 agosto 1920). Il concetto centrale, su cui Hitler sarebbe tornato più volte in Mein Kampf, può essere espresso mediante l’espressione bolscevismo giudaico. Per Hitler, i marxisti sono solo delle marionette, dei burattini. I veri registi del movimento comunista, infatti, sono gli ebrei, che sfruttano il malcontento operaio per scatenare rivoluzioni, al termine delle quali essi, e solo essi, saranno al vertice del potere.
Fusione di anticomunismo e razzismo antisemita
Hitler si convinse che gli ebrei stessero da secoli congiurando segretamente per la conquista del mondo. Come dimostravano sia la rivoluzione russa sia la disfatta tedesca del 1918, la principale arma di cui essi si servivano era il marxismo, per mezzo del quale gli ebrei distruggevano la coesione interna di una nazione, la portavano alla catastrofe e infine se ne impadronivano.
Nel momento in cui legava profondamente l'antimarxismo con l'antisemitismo, Hitler riprendeva e sviluppava la concezione dei Protocolli dei savi anziani di Sion e dei Bianchi. Tuttavia, mentre l'odio per gli ebrei, in Russia, era ancora di tipo tradizionale, cioè religioso, nella visione di Hitler l'antisemitismo si fuse con le teorie razziste nate alla fine del '700 e sviluppatesi nel corso dell'800. La concezione del mondo elaborata da Hitler non ha quasi nulla di originale. Veramente nuova è la miscela di diversi elementi che, fino ad allora, erano rimasti separati e che ora, uniti insieme, si rafforzarono dando vita ad una visione compatta e coerente.