Le caratteristiche degli ariani

Adolphe Pictet, filologo svizzero, pronunciò le parole seguenti nel 1859. In tutta l’Europa (e non solo in Germania) furono le cattedre di filologia i principali ambienti in cui maturò la contrapposizione tra ariani ed ebrei: e mentre ai primi venivano riconosciute tutte le qualità tipiche dei popoli creatori, l’ebraismo era accusato di essere arido, rigido e materialistico.

In un epoca anteriore a qualunque testimonianza storica e avvolta dalla notte dei tempi, una razza destinata dalla Provvidenza a dominare un giorno su tutta la terra cresceva poco a poco nella culla primitiva dove già faceva presagire il suo brillante avvenire. Privilegiata fra tutte le altre per la bellezza del sangue e i doni dell'intelligenza, immersa in una natura grandiosa ma severa che elargiva i suoi tesori senza prodigarli, questa razza fu subito chiamata alla conquista... Di qui un precoce sviluppo della riflessione che prepara e dell'energia che porta a compimento; e poi, probabilmente, una volta superate le difficoltà dell'inizio, una condizione di pacifico benessere in seno a un'esistenza patriarcale. Mentre così gioiosamente cresceva in numero e in prosperità, questa razza feconda si adoperava a costituirsi, come un potente mezzo di sviluppo, una lingua mirabile per ricchezza, armonia e perfezione di forme; una lingua dove andavano spontaneamente a riflettersi tutte le sue impressioni, i suoi teneri affetti, le sue ingenue ammirazioni, ma anche i suoi slanci verso un mondo superiore; una lingua piena di immagini e di idee intuitive che recava in germe tutte le future ricchezze di un grandioso sboccio della più sublime poesia e del pensiero più profondo.

(M. Olander, Le lingue del Paradiso. Ariani e Semiti: una coppia provvidenziale , Bologna, Il Mulino, 1991, pp. 147-148)

Azioni sul documento