L'ebreo contamina la purezza razziale degli altri popoli

Gli ebrei, secondo Hitler, conoscono alla perfezione la legge di natura, secondo cui le unioni miste distruggono le qualità positive delle razze migliori. Pertanto, secondo l’autore di Mein Kampf, mentre da un lato si uniscono solo tra di loro, dall’altro cercano di infettare e sedurre il maggior numero possibile di vergini tedesche. Dopo aver inquinato un popolo in questo modo, se ne impadroniscono grazie al marxismo. Ciò che è capitato alla Russia, secondo Hitler, sta per verificarsi anche in Germania.

Il giovanetto ebreo, dai neri capelli crespi, spia per ore ed ore, con un'espressione di gioia satanica nel viso, la ragazza ignara, che egli poi sconcia nel suo sangue ed estolle dal suo popolo. Con tutti i mezzi egli cerca di rovinare i fondamenti razziali dei popoli soggetti. Allo stesso modo egli rovina programmaticamente donne e ragazze, non teme neppure di strappare le barriere razziali che separano gli altri popoli. Furono ebrei a portare sul Reno i negri, sempre nella speranza e con lo scopo chiaro di contribuire così ad un imbastardimento della razza bianca, per precipitarla dalle sue posizioni politiche e culturali e cacciarsi al suo posto. Un popolo di razza pura, che è cosciente del suo sangue non sarà mai assoggettato dall'ebreo. Costui non potrà essere che il signore di popoli bastardi.

Perciò egli cerca programmaticamente di abbassare il livello razziale, corrompendo e avvelenando i singoli.

(A. Hitler, La mia vita, Milano, Bompiani,   1939, pp. 352-353. Traduzione di B. Revel)

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