Eugenetica e purezza della stirpe

La paura dell'inquinamento razziale
Germania, 1917. Copertina del romanzo Die Sünde wider das Blut, di Artur Dinter.Nel 1917, uscì in Germania il romanzo di Artur Dinter Die Sünde wider das Blut (Delitto contro il sangue), che ebbe un’ampia diffusione e che influenzò profondamente la concezione del mondo di Adolf Hitler. Il testo racconta una serie di agghiaccianti vicende accadute al giovane Hermann Kämpfer, che a sue spese scopre le terrificanti conseguenze delle unioni miste. Dapprima il protagonista si innamora e sposa una delle figlie del suo datore di lavoro: un ricco commerciante ebreo che seduce tutte le giovani ariane che gli capitano a tiro ed è riuscito ad ingravidarne ben 117! Kämpfer scoprirà la verità quando nascerà il suo primo figlio, un neonato <<dalla pelle scura, dalla testa ricoperta di capelli crespi, neri come il carbone>>. Questo individuo <<appena antropomorfo>>, il cui naso schiacciato dava al volto <<un’aria scimmiesca>> è il prodotto delle unioni miste: l’ariano che tradisce la propria razza va contro natura, distrugge la perfezione che c’è in lui e commette un imperdonabile peccato contro il sangue. Questo, in sintesi, il messaggio del romanzo, che tuttavia non si esaurisce qui ed aggiunge altri particolari, ad un tempo inverosimili ed agghiaccianti. Kämpfer infatti, sposata una seconda donna, ha un altro figlio dalle mostruose fattezze ebraiche. Interrogata la moglie, il protagonista scopre che ella, in precedenza, aveva avuto una relazione con un ufficiale ebreo battezzato.

Dunque, lascia intendere Dinter, ogni contaminazione con gli ebrei lascia il segno. Ogni relazione provoca nelle donne ariane danni razziali irreparabili: e poiché gli ebrei lo sanno, cercano di sedurre il maggior numero possibile di vergini ariane. Un’immagine che Hitler riprenderà nel Mein Kampf, sostenendo che lo Stato doveva vietare le unioni miste.

Lo sforzo di migliorare la stirpe

Alla fine dell'Ottocento, dopo la riscoperta degli studi pionieristici compiuti negli anni Sessanta dal monaco boemo Gregor Mendel (1822-1884), sui meccanismi della ereditarietà, cominciò a farsi strada l'idea che lo Stato dovesse assumere tra i propri compiti anche quello di vigilare sulla procreazione dei cittadini. In Inghilterra, Francis Galton (1822-1911) e Karl Pearson (1856-1936) proposero alle autorità di permettere la procreazione solo ai cittadini che presentavano le caratteristiche migliori (e  che,  quindi,  avrebbero generato individui sani). Viceversa, lo Stato avrebbe dovuto impedire di procreare ai cittadini malati, capaci solo di riprodurre, nella loro prole, i difetti di cui erano portatori.

Un filo diretto collega queste teorie eugenetiche alla sterilizzazione forzata di tutti coloro che fossero affetti da malattie ereditarie (ordinata dal regime nazista il 14 luglio 1933) e più in generale agli sforzi compiuti dal Terzo Reich per trasformare il popolo tedesco in una comunità di individui privi di difetti e di tare.

L'ideologia hitleriana, invece, fu sempre molto diffidente nei confronti del darwinismo, nella misura in cui esso sosteneva una dottrina evoluzionistica. Per Hitler, l'ariano era nato perfetto e tale era rimasto nel corso dei secoli: al limite, egli arrivò a sganciarlo dal mondo animale (cui Darwin, invece, aveva ricondotto l'essere umano, obbligandolo a riscoprirsi in tutta la propria dimensione biologica e corporea) e a concepirlo come il prodotto della folgore, di una scarica elettrica uscita da qualche forza cosmica non meglio identificabile.

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