La piena maturità del sistema

La costruzione dei forni crematori
Buchenwald. L’ingresso del LagerGli ultimi anni prima della guerra videro un costante ampliamento del sistema concentrazionario nazista. Sorsero così numerosi nuovi lager, tra cui ricordiamo Sachsenhausen (1936), Buchenwald, vicino a Weimar (1937); Mauthausen, in Austria, nei pressi di Linz (1938); Neuengamme, vicino ad Amburgo (1938); Flossenbürg, in Alta Baviera, a pochi chilometri dal confine con la Cecoslovacchia (1938); Ravensbrück, campo femminile, vicino a Berlino (1939). Dei centri attivi nei primi anni del regime, invece, restò attivo solo Dachau, mentre tutti gli altri vennero soppressi.

In questi nuovi campi (come in quelli selvaggi del 1933-1934 e in quelli istituzionali di prima generazione alle dipendenze di Eicke), vennero compiuti vari atti di violenza, che provocarono la morte di numerosi detenuti. Ben presto, dunque, si pose il problema della eliminazione dei cadaveri. In un primo tempo, ci si servì dei crematori pubblici, presenti in quasi tutti i comuni della Germania, dal momento che l’uso dell’incenerimento dei defunti era molto più diffuso che in Italia e in altre regioni d’Europa.

Dal 1937, per evitare che le morti in lager destassero scalpore e risultassero troppo evidenti, si decise di dotare tutti i lager più grandi di almeno un crematorio interno. La sezione amministrativa delle SS bandì allora una serie di gare d’appalto, cui risposero soprattutto due ditte specializzate: la Heinrich Kori di Berlino e la Topf & Söhne di Erfurt.

Quest’ultima si accaparrò due delle commesse migliori, e cioè l’impianto di Dachau (sistemato alla fine del 1939, possedeva un rendimento di due corpi cremati ogni ora) e quello di Buchenwald, che nel giugno 1938 aveva circa 8000 detenuti. Quest’ultima struttura fu costruita nel gennaio del 1940; era di massa più imponente, rispetto a quella di Dachau, ma decisamente più economica: infatti, l’impianto di Buchenwald fu costruito sul luogo da un capomastro della Topf & Söhne, assistito da tre detenuti forniti dalle SS, che all’azienda non costarono nulla. Entrambi gli impianti funzionavano a nafta.
Ebrei in Lager

Fino all’inizio della seconda guerra mondiale, il numero degli ebrei imprigionati all’interno dei lager nazisti fu irrilevante. Poteva accadere che un individuo ebreo fosse arrestato, ma in genere ciò accadeva solo per motivi diversi da quello strettamente razziale. Gli ebrei presenti nei lager prima del 1938-1939, dunque, in genere erano stati internati perché comunisti oppure perché omosessuali, e non per il semplice fatto di essere ebrei.

La prima vera retata di ebrei tedeschi si verificò nel novembre 1938, nel contesto di quella grande ondata di violenza antisemita denominata notte dei cristalli. A Dachau ne furono condotti circa 2000; a Buchenwald, tra il 10 e il 13 novembre 1938, venne registrato l’ingresso di 10.454 ebrei. Nel’insieme, pare che siano stati rinchiusi in lager dai 20 ai 30.000 ebrei, che furono trattati con estrema durezza e brutalità. La maggior parte di loro, comunque, venne rilasciata nel giro di poco tempo.

A quell’epoca, l’obiettivo primario del regime era ancora l’emigrazione di massa degli ebrei tedeschi: gli arresti e le violenze del novembre 1938 avevano una finalità terroristica, cioè si proposero di terrorizzare gli israeliti, in modo da spingerli ad abbandonare la Germania il più in fretta possibile.

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