Asociali e Zingari

Gli asociali
Buchenwald. Il cancello di ingresso del Lager, con la scritta A ciascuno il suoNel corso degli anni Trenta, la popolazione internata nei lager nazisti subì notevoli mutamenti. A poco a poco, i politici divennero una minoranza, mentre il numero prevalente di prigionieri apparteneva alla categoria dei cosiddetti elementi antisociali, termine generico che comprendeva i delinquenti abituali, le prostitute, gli alcolizzati, i vagabondi senza fissa dimora e i renitenti al lavoro.

Secondo l’ideologia nazista, la laboriosità era uno degli atteggiamenti che distinguevano nettamente gli ariani dai popoli inferiori, pigri e parassiti. Chiunque fosse un vero tedesco doveva prendere il proprio posto con entusiasmo all'interno della comunità nazionale e dare il proprio contributo all'economia del Reich; viceversa, chiunque non rispettasse la legge dello Stato o, nel proprio comportamento, non si conformasse alla norma, doveva essere rieducato o punito.

Inoltre va ricordato che - secondo la concezione nazista - il comportamento deviante era ereditario; sulla base della Legge per la prevenzione di progenie affetta da malattie ereditarie (emanata il 14 luglio 1933), gli asociali vennero catalogati fra coloro che dovevano essere soggetti a sterilizzazione coatta: bisognava impedir loro di procreare, in modo che la razza fosse purificata dei propri elementi più scadenti ed elevasse il livello della propria purezza e della propria perfezione.
I Sinti e i Rom

Nel novero degli asociali vennero inseriti, ben presto, anche gli zingari, che già la legge bavarese del 16 luglio 1926 associava ai "senza lavoro" e ai "vagabondi": considerati in blocco come un'unica vasta categoria di devianti, questi tre gruppi dovevano essere rigidamente controllati dalle forze dell'ordine e, al limite, potevano "essere internati dalle competenti autorità di polizia in campi di lavoro, per un periodo fino a due anni, per ragioni di pubblica sicurezza".

Tuttavia, nel caso degli zingari, la persecuzione assunse subito anche spiccati caratteri razzisti. Fu necessario, invero, superare una specie di ostacolo preliminare: dal punto di vista linguistico, infatti, i Sinti e i Rom (cioè coloro che noi chiamiamo
zingariogitani) potrebbero essere considerati indoeuropei.

L'origine indiana non venne negata dagli
esperti razzialinazisti che si occuparono degli zingari (fra i quali va ricordato almeno Robert Ritter, principale responsabile delGruppo di ricerca d'igiene razziale e di biologia demograficadel Ministerio della Sanità, con sede a Berlino Dahlem). Però si affermò che gli zingari, da tempi remotissimi, si erano uniti ad altre popolazioni, al punto che - delle loro originarie qualità ariane - praticamente non era rimasto nulla: anzi, in loro, avevano finito per prevalere le più disparate tendenze criminali.

La persecuzione degli zingari ebbe inizio in modo sistematico nel 1936. Il 16 luglio, cogliendo come pretesto l’imminente inizio delle Olimpiadi, tutti i Sinti e i Rom che vivevano a Berlino e dintorni furono arrestati e condotti nell’improvvisato campo di Marzahn, che nel 1938 ospitava circa 850 persone.

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